18 Novembre 2024 11:31
Il Tribunale del riesame di Bologna ha annullato il provvedimento per l’attenuazione della pena. Per l’ex comandante, che sparò alla collega 33enne il 16 maggio scorso in caserma ad Anzola dell’Emilia, chiesto il giudizio immediato.
Torna in carcere e si avvia verso il processo Giampiero Gualandi, il 63enne ex comandante dei vigili urbani di Anzola dell'Emilia, in provincia di Bologna, accusato dell’omicidio della collega Sofia Stefani, 33enne con cui aveva avuto una relazione.
Il Tribunale del Riesame di Bologna ha annullato la decisione con cui, alcune settimane fa, il giudice per le indagini preliminari Domenico Truppa aveva stabilito il passaggio dalla custodia in carcere agli arresti domiciliari come misura cautelare, osservando che la modifica del provvedimento era stata adottata senza rispettare la norma che impone l'obbligo di informare preventivamente la persona offesa.
Gualandi, peraltro, non era ancora stato scarcerato, a causa della mancanza del braccialetto elettronico che gli avrebbe permesso di andare ai domiciliari. Ad ogni modo, la difesa potrà chiedere nuovamente al gip l'attenuazione della misura cautelare. “Il Riesame ha rilevato un vizio di forma. L’inammissibilità della misura dei domiciliari per il mio assistito è legata a un difetto di notifica alle parti offese – spiega l’avvocato Claudio Benenati, legale di Gualandi –. A giorni ripresenterò l’istanza”.
Intanto, al termine delle indagini, la Procura ha inviato gli atti al gip, chiedendo il giudizio immediato per l'imputato. Gualandi è accusato di aver sparato, il 16 maggio, negli uffici del comando della Polizia Locale di Anzola, un colpo diretto al viso della collega Sofia Stefani, con cui aveva avuto una relazione che intendeva interrompere. Il proiettile aveva colpito lo zigomo sotto l’occhio sinistro. Subito dopo, l'uomo aveva chiamato il 118. “È stato un incidente, stavo pulendo la mia pistola ed è partito un colpo. Lei era seduta davanti a me e l’ho colpita al viso”, si era giustificato.
Tuttavia, la magistratura, sulla base di consulenze balistiche, informatiche e medico-legali, è convinta che si tratti di omicidio volontario.