Domani alla Statale di Milano Filippo Kalomenìdis, che si definisce "scrittore poeta e militante politico": "I guerriglieri sui deltaplani vento di liberazione"
Siamo ai cantori del 7 ottobre, all'esaltazione dei miliziani di Hamas: «I guerriglieri di Gaza sui deltaplani - ecco la prosa - sono diventati folate di vento e grida che hanno sovvertito il tempo» e «hanno dipinto un'immagine di Liberazione tra le più elevate della recente storia dell'umanità».
Si legge in un «saggio» di Filippo Kalomenìdis, che si qualifica come «scrittore poeta e militante politico» e risulta docente alla scuola di Cinema di Roma: La rivoluzione palestinese del 7 ottobre. Il libro tratto dal saggio (stesso titolo) sarà presentato domani alla Statale di Milano in via festa del Perdono (non si sa bene in quali spazi) per iniziativa di «Giovani palestinesi», «Intifada studentesca» e Panetteria occupata, un centro sociale milanese.
Pubblicando una foto di Yahya Sinwar, mente dei sanguinosi blitz anti-Israele, l'autore sui social dà prova del suo sguardo estasiato sui miliziani islamisti. «Nella gioia creatrice di un futuro imprevedibile senza catene né limiti - è un passaggio del libro - il luminoso incantevole sorriso dei rivoluzionari traspare dalla keffyeh arrotolata sul viso, e invita alla danza sopra i carrarmati nemici». Kalomenìdis indica una decine di date del suo «tour» di presentazione. L'iconografia della data di Padova dice tutto, con un guerrigliero col voto travisato da una kefiah con un fiore rosso in mano. L'articolo che ha anticipato il libro è stato pubblicato su un sito antagonista e condiviso dall'autore. E siamo molto oltre l'ambiguità o la malcelata simpatia per la resistenza palestinese. Siamo a uno sguardo apologetico sugli attacchi contro i civili. «Davvero i disorientatori della sinistra pacificata non comprendono che nello stato d'animo d'insediamento coloniale non esistono i civili?» «Davvero - si chiede - non conoscono la storia fondamentale e preziosa di Hamas».
Siamo sempre più in basso, ed è sempre più scandaloso quanto accade nelle università italiane, al di là di ciò che sanno le autorità accademiche. È uno scandalo che non ha fine né remore, quello dell'antisionismo militante. E a Milano si presenta questo saggio delirante su un'azione terroristica fatta passare come «atto storico della Rivoluzione palestinese», che avrebbe «una potenza culturale, oltre che militare, sinora mai vista». «Come le migliori rivoluzioni». «La Rivoluzione palestinese - promette - è solo iniziata il 7 ottobre. È una cesura col passato meravigliosamente e tragicamente irreversibile».
Alessandro Litta Modignani, storico amico di Israele e coordinatore di «Ponte Atlantico», chiede «se «questo evento incredibile sia stato autorizzato e se la nuova rettrice se ne voglia assumere la responsabilità». «Se nelle università si dà spazio alla propaganda pro terrorismo - riflette - significa che sono anch'esse ostaggio di Hamas». E Davide Romano, direttore del museo della Brigata ebraica di Milano, commenta preoccupato parlando dell'«ennesimo capitolo del festival dell'apologia del terrorismo che troppo spesso vediamo nella nostra città».
«Con l'aggravante - aggiunge - che se per una volta lo scorso 7 maggio l'Università Statale aveva deciso di tenere un convegno su Israele, non ha poi avuto la forza di mantenere l'impegno arrivando addirittura a cancellarlo». «Amsterdam è dietro l'angolo - avverte - se istituzioni più importanti - come le nostre università - già si arrendono a minoranze fanatiche».