“Chi ha sbagliato tra i prof se la veda con i giudici”: parla la mamma del 15enne suicida a Senigallia

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19 Ottobre 2024 08:56

“Pretendo giustizia”, ha detto in una lunga intervista la mamma del ragazzo di 15 anni che si è tolto la vita a Senigallia. Il minore aveva raccontato alla famiglia di essere vittima dei bulli. Gli inquirenti hanno aperto un fascicolo per istigazione al suicidio e stanno indagando sulla tragedia.

Immagine di repertorio

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"Il tempo non passerà più, anche se adesso io pretendo giustizia: che quei bulli vadano dritti in riformatorio. E chi ha sbagliato tra i prof se la veda con i giudici. È un dovere per i docenti tutelare i ragazzi, noi li affidiamo a loro". A parlare è la mamma del ragazzo di 15 anni che ha deciso di togliersi la vita con la pistola del papà a Senigallia.

La donna, a cui il ragazzo aveva raccontato di essere vittima dei bulli nella nuova scuola che aveva iniziato a frequentare da pochi mesi, vuole che venga fatta giustizia e che chi ha avuto un ruolo nel suicidio del figlio ne paghi le conseguenze. In una lunga intervista al Corriere della Sera la mamma ricorda le difficoltà del figlio.

"L’avevano preso di mira in tre e io gli dicevo: almeno difenditi! Ma era troppo buono, mite, un bambino d’oro. Il 7 ottobre, dopo che da giorni lo vedevamo abbattuto e lui continuava a dire che non voleva più studiare, che non voleva andare a scuola, io e suo padre abbiamo deciso di fare tutti insieme una passeggiata per affrontare il problema", ha spiegato.

A quel punto il ragazzo si è aperto. "Diceva: mamma, mi vergogno a riferirti le parole con cui mi offendono, oscenità di tipo sessuale. E io allora gli dicevo: ma tu l’hai detto ai professori? E lui rispondeva: sì ma vanno avanti con la lezione come niente fosse. Il 9 ottobre era andato a parlare col prof di sostegno, ma quello gli aveva spiegato che la scuola è obbligatoria fino a 16 anni. E allora io insistevo: andiamo dai carabinieri, denunciamo quei tre ragazzi, ma prendeva tempo, sperava che prima o poi l’inferno finisse".

Il 10 ottobre, tre giorni prima di uccidersi, era tornato a casa e aveva raccontato alla mamma di "aver fatto l'uomo" e di aver "stretto la mano a uno di loro". "Ma il giorno dopo, venerdì 11 ottobre, l’ho rivisto muto, angosciato. Di nuovo diceva che non voleva tornare più in quella scuola. La domenica sera si è ucciso", ha raccontato ancora la mamma.

Gli inquirenti hanno aperto un fascicolo per istigazione al suicidio e stanno indagando, passando al setaccio anche i dispositivi del 15enne. Ai funerali del ragazzo si sono presentate tantissime persone, amici, compagni di scuola, insegnanti.

"Sì, ma mi chiedo: tutta questa gente prima dov’è stata? Dov’era? Io non l’ho vista aiutarlo quando ne avrebbe avuto bisogno. A un certo punto della cerimonia si è avvicinato il preside della scuola per farmi le condoglianze, a due passi c’era la bara. Io gli ho detto solo: ‘La prego di allontanarsi da me per favore‘", ha commentato la donna.

Sabato il figlio aveva trascorso una giornata abbastanza serena. Era a casa del padre (i genitori sono separati, ma "in buonissimi rapporti", ha chiarito la mamma). "Io aspettavo la sua telefonata come ogni sera verso le 20: buonanotte mamma, sogni d’oro, questo era il saluto. Ma la telefonata non arrivava".

Domenica sera il ragazzo era sparito, dalla cassaforte era sparita la pistola del papà vigile urbano. A quel punto è scappato l'allarme. "Aveva pensato a tutto, ormai aveva deciso – ha detto ancora la mamma – "Ma perché non mi ha telefonato quella sera? Forse sarei riuscita a fermarlo".

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