Cronaca
di Saul Caia | 25 Ottobre 2024
Cinque bonifici “anomali”, per un totale di 3500 euro, recapitati in pochi giorni nei conti correnti dell’associazione antiracket AddioPizzo di Catania, hanno insospettito gli attivisti. “A partire dal 16 ottobre, nel giro di uno-due giorni, abbiamo ricevuto diversi bonifici con la causale donazione, per un totale di 3500 euro. Facendo una rapida verifica abbiamo scoperto che a realizzarli sono soggetti che fanno parte delle famiglie mafiose più in vista di Catania”, spiega a ilfattoquotidiano.it, il presidente etneo Giuseppe Russo.
Sorge un dubbio: perché figure legate ad ambienti mafiosi dovrebbero fare una donazione a un’associazione che lotta contro il racket delle estorsioni mafiose? “La giustizia riparativa, prevista dalla riforma della giustizia Cartabia, prevede la possibilità di avere uno sconto di pena per quei soggetti che fanno delle donazioni ad associazioni come le nostre – spiega Russo -. Noi non siamo stati preavvertiti da nessuno, neppure dai loro avvocati, e siamo fermamente contrari a questo modus operandi e a questa legge, una giustizia da supermercato, dove qualcuno si può comprare uno sconto di pena facendo una donazione”.
AddioPizzo ha criticato più volte la riforma giudiziaria che porta il cognome dell’ex Guardasigilli, proponendo persino degli accorgimenti per cambiare alcuni passaggi. “Osteggiamo la giustizia riparativa della riforma Cartabia, alcuni anni fa abbiamo raccolto 8 mila firme, presentando alla Camera e al Senato una proposta di legge sulla certezza della pena, chiedendo che venissero esclusi dai benefici per lo sconto di pena tutti quei soggetti che si sono resi colpevoli di reati gravi, come l’associazione mafiosa. Proposta che ovviamente è stata disattesa”, ha aggiunto Russo.
I 3500 euro donati ad AddioPizzo però non resteranno fermi, ma potrebbero presto essere utilizzati per progetti in favore della collettività. “Non abbiamo bisogno di questi soldi e non li vogliamo, non abbiamo nessuna intenzione di trattenere quel denaro e stiamo valutando come utilizzarli per finalità sociali e collettive, anche perché se volessimo restituirli al mittente, non cambierebbe nulla dal punto di vista giuridico, quelle persone potrebbero ugualmente accedere agli sconti. Abbiamo scritto il comunicato per rendere nota la vicenda, che riteniamo grave, e perché invitiamo questi soggetti a non mandare più altri soldi”, conclude Rizzo.