Ambiente & Veleni
Fratelli d’Italia fa marcia indietro. Aprire allevamenti di cani e gatti destinati alla vivisezione non è più una priorità per il partito di Giorgia Meloni. Il caso è nato due giorni fa grazie alla denuncia della Lav: il deputato di FdI, Luciano Ciocchetti, ha inserito nel decreto-legge Salva infrazioni un emendamento che, se approvato, avrebbe di fatto cancellato il divieto (che vige in Italia dal 2014) di allevare i quattrozampe (a cui si aggiungono i primati non umani) per la sperimentazione animale. Ora il parlamentare – già vicepresidente della Regione Lazio e attuale presidente dell’intergruppo One Health, che ironia della sorte dovrebbe occuparsi, tra le altre cose, di benessere animale – ha annunciato di voler ritirare l’emendamento.
Le parole con cui è intervenuto Ciocchetti sono quantomeno singolari. Perché se da una parte ha bollato la denuncia come fake news, dall’altra ha aggiunto che “a ogni buon conto ho ritirato l’emendamento per evitare inutili speculazioni, poi verrà il tempo della dimostrazione dell’infondatezza di accuse del tutto inventate”. Secondo Ciocchetti, infatti, la sua norma non avrebbe autorizzato l’apertura di quelli che la Lav ha definito “allevamenti lager, tipo quello di Green Hill“.
L’associazione animalista guidata da Gianluca Felicetti ha ribadito, in una nota, che l’emendamento del deputato di FdI avrebbe cancellato l’articolo 10, comma 5, del decreto legislativo 26-2014 “che da dieci anni vieta allevamenti come Green Hill”. Peraltro lo stesso Felicetti ha rivelato che “per due settimane abbiamo provato a ottenere un incontro con lui, incontro che ci è poi stato negato poiché sarebbe andato comunque avanti, mantenendo la sua posizione. Ci sorprende la sua reazione, quasi stupita, ma prendiamo atto che fortunatamente ha cambiato idea”.
Con l’emendamento, peraltro, Fratelli d’Italia puntava a togliere altre restrizioni all’utilizzo degli animali nella sperimentazione, come per esempio animali geneticamente modificati utilizzati senza alcuna limitazione e primati a cui sarebbe stato tolto il grado di maggiore tutela di cui godono attualmente.
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