Auto, la transizione nella mobilità è fattibile solo con un mix di tecnologie

2 settimane fa 51

L’industria in crisi

La neutralità tecnologica è la chiave per affrontare un cambiamento necessario e le emissioni andrebbero calcolate non allo scarico ma nel ciclo energetico

di Dario Duse*

17 ottobre 2024

Dario Duse, Italy Country Leader ed EMEA Leader per Automotive & Industrial di AlixPartners

4' di lettura

Il percorso verso la decarbonizzazione, la riduzione dei gas a effetto serra (GHG) e un più sostenibile utilizzo delle risorse naturali è fondamentale per il pianeta nel lungo periodo. La comunità Europea ha approvato con il “Green Deal” e poi con il pacchetto Fit for 55, che assegna all’industria del trasporto il compito di ridurre del 55% le emissioni di GHG entro il 2030 rispetto al 1990, una serie di obiettivi (sfidanti) strumentali a raggiungere l’obiettivo finale di neutralità climatica entro il 2050.

Fin qui tutto bene, ma “il diavolo è nei dettagli”

L’industria dell’automobile in Europa ha una valenza sociale ed economica dominante con quasi 14 milioni di persone (il 6% dei posti di lavoro in Europa), rappresentando da sola circa un terzo degli investimenti in Ricerca e Sviluppo, e che ha consolidato negli anni una leadership tecnologica anche nei motori a combustione, che, tra le altre cose, ha consentito di ridurne le emissioni del 90% tra un veicolo Euro1 e uno Euro6. Al contrario, l’industria automobilistica europea non ha accesso alle materie prime e ai processi di trasformazione necessari per la produzione delle batterie.

Il dilemma delle misure

Misurare solo le emissioni allo scarico, senza includere quelle emesse nella fase di produzione e di smaltimento a fine vita del veicolo e dei suoi componenti, di fatto esclude la possibilità che i veicoli utilizzino qualsiasi forma di combustione (che per natura genera Co2) e quindi si punta esclusivamente alla trazione elettrica. È ormai noto, e confermato per ultimo anche nel recente rapporto “The future of European competitiveness” (anche noto come rapporto Draghi), che il c.d. “carbon footprint” dei veicoli elettrici è “generally higher than the one of ICE”.

Sono stati fatti errori, servono nuovi principi guida

Tralasciando colpevolmente il contributo di molti altri aspetti rilevanti (domanda, sovracapacità, la pressione competitiva, le mutate esigenze e richieste dei consumatori), è comunque emerso in maniera chiara che la transizione come era disegnata non poteva funzionare.

I nuovi principi auspicabilmente dovranno considerare neutralità tecnologica, misura del reale impatto (lifecycle emission), e dare a un’industria così rilevante in Europa il tempo e il supporto necessario per poter raggiungere gli obiettivi. Serviranno, tra gli altri, infrastrutture di ricarica, supply chain per lo smaltimento delle batterie, energia rinnovabile a costi di gran lunga inferiori a quelli attuali.

Leggi tutto