Giustizia & Impunità
di Paolo Frosina | 29 Ottobre 2024
C’è anche Marcell Jacobs, atleta azzurro olimpionico nei cento metri a Tokyo 2020, tra gli spiati dalla presunta banda dei dossier al centro dell’inchiesta della Procura antimafia di Milano. La vicenda è descritta nella maxi-informativa redatta dai Carabinieri e depositata agli atti del fascicolo: “Le analisi forensi”, scrivono gli investigatori, “hanno permesso di accertare l’interessamento in intercettazioni illecite a carico di Jacobs e del suo staff” da parte di due indagati, Lorenzo Di Iulio e Gabriele Pegoraro (quest’ultimo è a capo della società Bitcorp, che realizzava intercettazioni anche per la Procura milanese). Il dossier, si legge, è stato commissionato da Carmine Gallo, ex superpoliziotto considerato uno dei capi dell’associazione a delinquere, e “a sua volta richiesto da un avvocato padovano allo stato in corso d’identificazione”. Per realizzare il lavoro, annotano i militari, Di Iulio fornisce a Pegoraro – l’esecutore materiale dello spionaggio – i numeri di telefono del velocista, del suo manager Marcello Magnani, dell’allenatore Paolo Camossi e del nutrizionista Giacomo Spazzini.
È il 12 agosto 2021, nemmeno due settimane dopo l’oro olimpico, quando Gallo inoltra a Di Iulio – che a sua volta lo gira a Pecoraro su Whatsapp – il messaggio ricevuto dal cliente: “Buonasera Carmine, di seguito le indicazioni che mi sono state date. Il periodo va dal 15 settembre 2020 fino a oggi. Periodi caldi: aprile 2021/dal 20 luglio 2021 a oggi”. Seguono i numeri di Jacobs, Camossi e Magnani, con una precisazione: “Manca il numero di Giacomo Spazzini (nutrizionista) ma credo sia facilmente ricavabile”. “Ciao Lorenzo, sono i dati per quel lavoro che ti avevo accennato. Si può fare?“, chiede Gallo a Di Iulio. “Se non è un problema ti direi di farlo a inizio settembre”, risponde l’altro, che per la Procura lavora per l’associazione a delinquere come “procacciatore di clienti e coesecutore di servizi illeciti”. Il 7 settembre i due si risentono: Gallo comunica “che l’avvocato gli ha conferito l’incarico e che possono procedere con le intercettazioni ovvero con quella che appare una perquisizione telematica con acquisizione delle comunicazioni intercorse tra più target”, si legge nell’informativa.
Il mattino del 21 settembre l’ex poliziotto sollecita il collaboratore a far iniziare il lavoro a Pegoraro: “L’avvocato mi ha risposto, di’ a Gabriele di procedere. Tra oggi o domani mi porta il 50% di anticipo“. La sera stessa, evidentemente per rassicurare il socio, aggiunge: “L’avvocato mi ha già detto che non ci sono problemi per l’anticipo, su questo garantisco io. Mi ha scritto oggi che me li porta in ufficio dopodomani perché come sai lui è a Padova. Digli a Gabriele che può stare tranquillo perché l’avvocato è serio”. E ancora: “Gli faccio un bonifico. O se mi dici dove si trova glieli faccio portare. Nulla è impossibile”. “Mi raccomando però che non ci siano sorprese, che il lavoro è già iniziato”, replica di Iulio. Gallo garantisce: “Glieli do io“. Una volta portato a termine l’incarico, si legge nell’informativa, Pegoraro invia a Gallo una mail “avente per allegato una relazione tecnica contenente un report che riporta lo scambio di messaggi tra i quattro soggetti, nonché un elenco di parole chiave”.