Incursore in congedo del Goi, ha vinto a Milano per la sesta volta il campionato di paracadutismo
C'è il nero dell'abisso. Quello dove, a decine di metri di profondità, non si vede nulla e dove i rumori si fanno assordanti. Si diventa pesanti e si viene avvolti in un buco nero d'acqua. Tonfi che colpiscono le orecchie come martelli che arrivano da chissà dove. E poi c'è l'aria. Cristallina e leggera. Capace di spingerti verso il basso a più di duecento chilometri orari verso terra. E con la quale, se vuoi, puoi anche giocare. Due realtà opposte. Antitetiche. Ma nelle quali Giuseppe Cossu, incursore in congedo del Goi, ha deciso di muoversi. E che ora l'hanno portato, insieme al suo team, Fly X, composto da Chiara Brunetti, Federico Angelotti, Mario Fattoruso (con Giuseppe Cossu nella foto), a vincere per la sesta volta il campionato italiano di paracadutismo indoor che si è disputato in questi giorni a Milano, oltre a vari titoli outdoor.
Questi due elementi, l'acqua e l'aria, accompagnano la vita di Cossu fin dalla più tenera età. Nasce a Nuoro nel 1984. Vive la Sardegna, soprattutto il suo mare e vede gli uomini del Nono col Moschin addestrarsi. Ma la sua strada è un'altra. Non vuole l'Esercito, ma la Marina. Sono altre le forze speciali a cui aspira: quelle del Comsubin. Prima di diventare incursore entra nel San Marco: «Ho fatto un periodo su nave Maestrale e ho avuto la fortuna di partire subito per un'operazione di contrasto ai traffici illeciti nel Mediterraneo». È l'inizio. «Proseguo poi come assaltatore anfibio e, appena brevettato, sbarco in Libano nel 2006. Una cosa curiosa, alla quale pochi fanno caso: nell'82 l'Italia vince i mondiali di calcio e per la prima volta parte in una missione all'estero, proprio in Libano, con il generale Franco Angioni. E poi ancora nel 2006: l'Italia vince nuovamente i mondiali e noi partiamo per il Libano, dove veniamo accolti col tricolore». Cossu fa tutto in funzione del Comsubin, attratto dalla sua storia: «Durante il mio percorso in Marina ho scoperto le gesta di Teseo Tesei, Durand De La Penne, Spartaco Schergat e Luigi Ferraro».
Cossu inizia così l'addestramento per entrare nel Comsubin: «Il protocollo sanitario in Marina è molto severo. Per operare devi avere aria, terra e acqua e, per certi versi, quest'ultimo elemento è il più difficile». Ma non è finita. «Pochi lo sanno, ma dopo il corso al Goi si fanno altri sei mesi integrativi». Arrivano così le missioni all'estero, soprattutto in Afghanistan e in altri teatri dei quali non può parlare.
E poi il congedo e il desiderio di passare dal nero profondo del mare all'azzurro limpido del cielo, creando Fly X, centro di paracadutismo indoor a Roma.
Ma Cossu pensa sempre al futuro. «Sono felice per la vittoria del campionato qui a Milano: un successo che permetterà a me e al mio team di rappresentare l'Italia ai prossimi mondiali in America».