Il presidente neoeletto intende sbarazzarsi dei militari e dei dipendenti civili del ministero della Difesa che non dimostreranno lealtà nei suoi confronti. D'accordo con lui il suo vice J.D. Vance
L’uragano Trump punta dritto sul Pentagono. Il 47esimo presidente, il quale sta accelerando con le nomine della sua prossima amministrazione in vista dell’insediamento del 20 gennaio del 2025, ha infatti più volte promesso durante la sua campagna elettorale che, se rieletto, si sbarazzerà di un’ampia fascia di militari da lui definiti “woke”, deboli e comandanti inefficaci. Una promessa a cui intende dare presto seguito.
L’astio tra Trump e il ministero della Difesa americano risale ai tempi del suo primo mandato quando i vertici dell'esercito hanno messo i freni a molte delle sue iniziative più azzardate. Tra i dossier su cui il tycoon si è visto sbarrare la strada ci sono il ritiro degli Stati Uniti dalla Nato, il rientro dei militari stanziati in Siria e l’impiego di soldati per riportare l’ordine nelle strade dopo manifestazioni di protesta come quelle del movimento Black Lives Matter.
È al Pentagono, e non solo, che il presidente neoletto si riferisce quando menziona la sua lotta contro il Deep State, una categoria di volta in volta adoperata per indicare un’opposizione più o meno sotterranea che agirebbe per sabotare i suoi sforzi volti, come da slogan, a riportare di nuovo l'America sulla strada della grandezza.
Trump, che intende ancora una volta governare pretendendo lealtà dagli ufficiali da lui nominati, non ha dimenticato i contrasti avuti con generali e segretari alla Difesa. Tra questi c’è il suo ex capo degli Stati maggiori riuniti Mark Milley che nell’ultimo libro di Bob Woodward, uno dei due giornalisti del Watergate, ha definito The Donald un “fascista totale” e “la persona più pericolosa per il nostro Paese”. Di tutta risposta Trump ha fatto sapere che Milley meriterebbe di essere condannato a morte per tradimento.
Steve Bannon, uno degli uomini dietro il successo elettorale del repubblicano nel 2016, ha pubblicato negli scorsi mesi un elenco delle persone che il suo ex capo dovrebbe perseguire una volta tornato alla Casa Bianca. A questa lista di proscrizione, oltre al generale Milley, appartengono gli ex direttori dell’Fbi Andrew McCabe e James Comey, l’ex segretario alla Difesa Mark Esper e l’ex ministro della Giustizia Bill Barr, entrambi componenti della prima amministrazione Trump.
Anche ex e attuali funzionari di Washington ritengono che il tycoon si libererà dei militari e dei dipendenti civili del Pentagono considerati non leali. “Distruggerà il ministero della Difesa” e “si sbarazzerà dei generali che difendono la Costituzione”, afferma il democratico Jack Reed a capo della commissione Servizi armati del Senato.
Lo stesso Trump ha confermato di volersi disfare dei generali indisciplinati, in particolare quelli da lui bollati come "woke" - “non è possibile averli nell’esercito”, ha detto il miliardario riferendosi anche ai commilitoni transgender - e potrebbe dare vita a quella che l’agenzia Reuters ha definito una vera e propria purga. Il primo a rischio del temuto repulisti sarebbe il generale afroamericano a quattro stelle C.Q. Brown, capo di Stato maggiore congiunto nominato da Joe Biden, che dopo l’uccisione di George Floyd nel 2020 da parte di un poliziotto a Minneapolis ha pubblicato un videomessaggio sulle discriminazioni nell’esercito.
Sulla stessa linea di Trump è il suo vice presidente J.D. Vance, il quale in un’intervista rilasciata prima del voto ha dichiarato che “se la gente nel tuo governo non ti obbedisce devi sbarazzartene e rimpiazzarla con persone più in linea con ciò che il presidente cerca di fare”.
A preoccupare gli esperti e l’opposizione democratica è il fatto che nel suo secondo mandato Trump potrebbe ricorrere ai militari per eseguire la deportazione di massa degli immigrati promessa in campagna elettorale e per ristabilire l’ordine nelle strade in caso di proteste.
Intanto, come riporta la Cnn, al Pentagono ci si prepara al peggiore degli scenari mentre l’attuale segretario alla Difesa Lloyd Austin dichiara in maniera sibillina che i soldati “rispetteranno tutti gli ordini legittimi” emanati dalla leadership civile. A buon intenditor poche parole.