Draghi: “Possibile spendere il 2% del Pil per le armi rispettando il Patto di stabilità”

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Non tutti in Europa sono d'accordo con l'idea di investimenti comuni e finanze europee per rilanciare l'Europa, o è invece indispensabile? "Diciamo sì, è indispensabile, ma non è la prima cosa", risponde Mario Draghi alle domande dei giornalisti al summit di Budapest.

"Quello che il rapporto dice - prosegue - è che ci sono moltissime altre decisioni che si possono prendere senza affrontare immediatamente il problema del finanziamento pubblico comune. Questo è chiaramente necessario per alcuni progetti comuni, di comune interesse europeo, ed è previsto che per questi progetti vi sia finanziamento comune. Un esempio - riprende l'ex presidente del Consiglio - sono le interconnessioni nel campo dell'energia".

Quanto alla possibilità di aumentare la spesa per la Difesa, Draghi osserva che "è possibile spendere il 2% del Pil per la difesa rispettando il Patto di stabilità? Bisognerà prendere tutta una serie di decisioni, in questo è inutile dire se è possibile o meno. Oggi bisogna decidere cosa fare perché questa è la nuova situazione, l'aspetto poi è solido".

Draghi si augura "che ritroveremo uno spirito unitario con cui riusciremo a, come dire, trovare il meglio da questi grandi cambiamenti. Andare in ordine sparso? Siamo troppo piccoli, non si va da nessuna parte. L'Unione Europea è pronta a una eventuale guerra commerciale con gli Stati Uniti? Ho appena detto che bisogna negoziare con l'alleato americano, in maniera tale da proteggere anche i nostri produttori europei".

Pe l’ex premier, le indicazioni del rapporto sulla competitività in Europa, sono "già urgenti, data la situazione economica in cui siamo oggi", ora "sono diventate ancora più urgenti dopo le elezioni negli Stati Uniti", perché, avverte "non c'è alcun dubbio che la presidenza Trump farà grande differenza nelle relazioni tra gli Stati Uniti e l'Europa".

"Non necessariamente - osserva l'ex presidente del Consiglio - tutto in senso negativo, ma certamente noi dovremmo prenderne atto. Dal punto di vista della prospettiva del rapporto, quindi del rilancio della competizione in Europa, un paio di cose che vengono in mente sono che questa amministrazione sicuramente darà grande impulso ulteriore al settore tecnologico, al cosiddetto high tech, dove noi siamo già molto indietro e questo è il settore trainante della produttività".

"Già ora - ricorda Draghi - la differenza della produttività tra gli Stati Uniti e l'Europa è molto ampia, quindi noi dovremmo in un certo senso agire e gran parte delle indicazioni del Rapporto vanno proprio solo su questo tema".

"L'altro esempio - rileva - è che sicuramente si sa poco cose di quello che succederà esattamente, ma una sembra più sicura delle altre, e cioè che Trump tanto impulso lo darà nei settori innovativi e tanto proteggerà le industrie tradizionali, che sono proprio le industrie dove noi esportiamo di più negli Stati Uniti".

"Quindi - è la via indicata da Draghi - lì dovremo negoziare con l'alleato americano, con uno spirito unitario in maniera tale da proteggere anche i nostri produttori europei".

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