È arrivato l’election day, il giorno in cui 170 milioni di americani si recheranno alle urne per eleggere il 47esimo presidente degli Stati Uniti. La scelta si divide tra la democratica Kamala Harris, l’attuale vicepresidente, 60 anni, e l’ex presidente, il repubblicano Donald Trump, 78 anni. Trump e Harris hanno scelto rispettivamente JD Vance, 40 anni, e Tim Walz, 60 anni, come loro vice designati. Tuttavia, all’apertura dei seggi, oltre 80 milioni di americani avranno già espresso la propria preferenza, in presenza (sfruttando la possibilità del voto anticipato, prevista in numerosi Stati) o per corrispondenza. Un numero alto (inferiore solo a quattro anni fa, durante il Covid, quando il voto anticipato contava 101 milioni). Gli analisti hanno confermato che quest’anno il voto anticipato è stato utilizzato prevalentemente dalle donne. E questo potrebbe favorire la candidata democratica.
IL VOTO
Ma il risultato del voto americano ha sempre riservato colpi di scena: mai come in questa tornata i sondaggisti sono concordi per un sostanziale testa a testa tra i due candidati. Una sfida all’ultimo voto. Anzi, all’ultimo Stato: a contare nel sistema elettorale statunitense non sono i numeri assoluti dei voti ma il numero dei cosiddetti “grandi elettori” che ciascuno riesce a conquistare. Si tratta infatti di un sistema a “suffragio universale indiretto”. Mentre i cittadini indicano sulla loro scheda il candidato, in realtà stanno scegliendo i 538 grandi elettori che compongono il Collegio elettorale. I delegati alla fine votano per determinare il presidente. Un candidato ha bisogno di almeno 270 di questi voti per vincere. Basti pensare che nel 2016 Donald Trump ricevette 64 milioni di voti mentre la sua avversaria, Hillary Clinton, 66 milioni. Ma a fare la differenza fu proprio il numero maggiore di grandi elettori che premiarono il tycoon. A ogni Stato viene assegnato un numero di delegati equivalente alla sua rappresentanza al Congresso (proporzionale alla popolazione). Washington DC, la capitale federale, ha tre elettori, sebbene non abbia senatori o rappresentanti. Per capire: la California, stato storicamente democratico, sceglie 54 grandi elettori; mentre il Texas, da sempre repubblicano ne sceglie 40. In 48 dei 50 stati vige il sistema del “winner-take-all”: chi prende più preferenze, si assicura tutti i grandi elettori. Il Maine e il Nebraska, hanno invece un sistema che potremmo definire “proporzionale”. Ed è qui che entrano in gioco i cosiddetti “swing states”, gli Stati in bilico. Si tratta di quegli Stati in cui la differenza nei sondaggi è inferiore al 3%. Non sono sempre gli stessi a ogni elezione. Quest’anno sono l’Arizona che partecipa con 11 grandi elettori, Georgia (16), Michigan, (15), Nevada (6), North Carolina (16), Pennsylvania (19). Chi si aggiudica più Stati in bilico, si assicura la vittoria. La maggior parte degli Stati inizia a contare le schede il giorno delle elezioni, mentre altri attendono la chiusura totale dei seggi. A complicare il conteggio saranno i voti online e quelli per corrispondenza e ci vorranno giorni. Una volta contabilizzati i risultati, i funzionari statali li invieranno ai funzionari federali. Entro l’11 dicembre verranno nominati gli elettori che devono esprimere il proprio voto per il presidente e il vicepresidente il 17 dicembre. Il 6 gennaio la Camera e il Senato conteggeranno i certificati elettorali in una sessione congiunta e designeranno il presidente.
GLI ALTRI TEMI
Oggi gli americani non saranno chiamati solo a scegliere il presidente ma anche i nuovi membri del Congresso (l’assemblea in cui vengono approvate le leggi). Il Congresso è composto dalla Camera dei rappresentanti, dove sono in palio tutti i 435 seggi, e dal Senato, dove sono in palio 34 seggi su 100. I repubblicani attualmente controllano la Camera, che avvia i piani di spesa. I democratici hanno la maggioranza del Senato, che vota sulle nomine chiave nel governo. Non solo. In questo giorno saranno messe ai voti anche proposte legislative locali e nazionali. Alcune schede elettorali locali, per esempio, chiederanno agli elettori di decidere su questioni come i finanziamenti per i progetti di nuove stazioni dei pompieri. Altri voteranno un governatore o i legislatori statali. Infine, ci sono località che eleggeranno sindaci o membri del consiglio comunale. Nel Montana, invece, come anche in Arizona, Colorado, Florida, Maryland, Nevada, New York e South Dakota i cittadini dovranno scegliere riguardo alla libertà di aborto.