Fitto, la mossa per disinnescare i veti: “Non sono qui a rappresentare uno Stato ma l’Europa”

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Il ministro e vicepresidente della futura Commissione guidata da von Der Leyen in audizione al Parlamento Ue. La sua nomina motivo di scontro tra Ppe e socialisti

 “Non sono qui a rappresentare uno Stato ma l’Europa”

dal nostro inviato a Bruxelles

Per Raffaele Fitto è arrivato il D-day, con il via questa mattina alle audizione dei sei vicepresidenti esecutivi della futura Commissione Ue. Un passaggio chiave e delicatissimo, perché la nomina dell’esponente dei conservatori di Ecr è diventata motivo di scontro tra Ppe e Socialisti, con il gruppo di S&D che - insieme ai Verdi - contesta l’opportunità di assegnare il ruolo di vice a un rappresentante di una famiglia politica che non fa parte della maggioranza che a giugno scorso ha dato il via libera al bis di Ursula von der Leyen.

Così, è inevitabile che sull’audizione di Fitto nella commissione Regi (Sviluppo regionale) del Parlamento europeo aleggi proprio questo nodo politico. Perché è chiaro che il problema del ministro italiano non è quello di mostrarsi competente rispetto alle deleghe su coesione e riforme che gli ha affidato con der Leyen, ma disinnescare il veto sul suo ruolo di vicepresidente esecutivo (che comunque porterebbe a un effetto domino che finirebbe per azzoppare anche la socialista spagnola Teresa Ribera).

Ed è anche per questo che nel confronto con i parlamentari della Regi - che lo incalzano per ore con domande sulle sue deleghe - Fitto ha un approccio ecumenico, sottolineando l’importanza del dialogo. “L'Europa - dice - è la nostra casa, dal design unico e unita nella diversità. La nostra responsabilità comune è quella di lavorare insieme per il futuro del nostro continente e dei suoi cittadini”.

Ma l’obiettivo del ministro per gli Affari europei è soprattutto quello di provare a sminare il pregiudizio sulla sua appartenenza a Ecr. E non è dunque un caso che apra il suo intervento con una premessa: “Voglio essere chiaro, non sono qui per rappresentare un partito politico. Non sono qui per rappresentare uno Stato membro. Sono qui oggi per affermare il mio impegno per l'Europa”. È ancora: “Sono consapevole dei requisiti imposti ai membri della Commissione in base ai trattati e al codice di condotta. Se confermato, li rispetterò rigorosamente e agirò sempre e solo nell'interesse della nostra Unione e dei nostri cittadini. Sono anche consapevole che il ruolo di vicepresidente esecutivo comporta una grande responsabilita'. Per la prima volta, a un vicepresidente esecutivo vengono affidati la coesione e le riforme".
Un approccio su cui tornerà in diverse occasioni, ribadendo di voler ricoprire il ruolo di commissario Ue rappresentando non una parte ma l’istituzione europea.

Intanto, mentre l’audizione va avanti e si avvicinano anche

quelle degli altri cinque vicepresidenti designati, continua la trattativa per trovare un punto di caduta che porti al via libera sia su Fitto che sulla spagnola Ribera. La giornata è ancora lunga e non sono escluse sorprese.

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