Economia & Lobby
di F. Q. | 24 Ottobre 2024
Stoccatina del Fondo monetario internazionale al governo italiano. Il tema è quello, e sempre quello: il nostro debito pubblico, notoriamente elevato, superiore al 130% del Pil ed in aumento. “Invitiamo paesi come l’Italia ad essere un po’ più ambiziosi”, ha quindi affermati Helge Berger del dipartimento europeo del Fmi. “Il rapporto debito-pil dell’Italia è calato molto rispetto al picco del 2020, ma è vero che resta ancora molto alto e se guardate alle nostre stime andando avanti salirà leggermente ancora nei prossimi cinque anni”.
“Incoraggiamo il governo a cercare strade per centrare questo obiettivo con politiche” che rispettano la crescita, ha aggiunto Berger. “Allo stesso tempo questo questo aiuterà la credibilità e il Paese. Ci sono riforme strutturali che il paese potrebbe effettuare che potrebbero aiutare ad aumentare la crescita e questo aiuterebbe” la situazione di bilancio.
Dal fondo è arrivatopure un assist ad Unicredit, in all’operazione con Commerzbank. “L’unione bancaria e dei mercati dei capitali è molto importante per l’Ue” e in questo quadro “banche paneuropee” vanno nella “giusta direzione. È la nostra raccomandazione”, ha affermato Alfred Kammer rispondendo a una domanda sull’operazione. Kammer ha poi spiegato che “La soluzione per aumentare la produttività” in Europa “è il mercato unico. Si devono eliminare le barriere nel mercato unico, come ha detto Mario Draghi, come diciamo noi”.
In generale, si sa, al Fondo le barriere commerciali non piacciono. L’organizzazione è però espressione soprattutto statunitense e qui ultimamente le politiche protezionistiche sono tornate piuttosto in voga, indipendentemente dal colore dell’amministrazione. Sta di fatto che i dazi Ue sulle auto elettriche cinesi vengono bocciati, in base ad uno studio ad hoc, da cui emerge che queste misure hanno ripercussioni sulle economie europee che hanno importanti settori manifatturieri automobilistici. Se la quota di mercato dei produttori cinesi sale di 15 punti in cinque anni per Germania, Francia e Italia le perdite complessive saranno dello 0,15% del pil. Nel caso di dazi i risultati per il Pil saranno “peggiori”. Con tariffe al 25% le perdite complessive di Germania, Francia e Italia sarebbero dello 0,18% del Pil. Con dazi al 100% invece sarebbero dello 0,46% del Pil.