ROMA – L’obiettivo del 2% del Pil richiesto dalla Nato per la difesa risulta “molto ambizioso”. E, aggiunge Giancarlo Giorgetti, “non del tutto compatibile sotto il profilo in particolare delle coperture con il quadro vigente della governance europea”. L’altolà del ministro dell’Economia arriva nelle stesse ore in cui il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Mark Rutte, rilancia l’impegno: “E’ assolutamente chiaro" che i Paesi membri della Nato dovranno spendere "molto più del 2% del Pil" nella difesa, dice a margine del summit dell'Epc a Budapest.
La spesa all’1,57% nel 2025
Giorgetti rivendica “il potenziamento degli investimenti nel settore della difesa, per un valore complessivo di 35 miliardi nel periodo 2025-2039, misura che si aggiunge al finanziamento, per la prima volta permanente, delle missioni internazionali di pace”. Ma sull’impegno sollecitato dalla Nato è critico: “A tale riguardo - incalza - preme evidenziare che nonostante gli ingenti stanziamenti assegnati, l’obiettivo del 2 per cento del Pil richiesto dalla Nato risulta molto ambizioso e non del tutto compatibile sotto il profilo in particolare delle coperture con il quadro vigente della governance europea”.
Ecco allora la disponibilità dell’Italia, messa nero su bianco nella legge di bilancio: “Arriveremo alla percentuale dell’1,57 per cento nel 2025, dell’1,58 per cento nel 2026 e dell’1,61 per cento nel 2027”, spiega il titolare del Tesoro.
Guarda avanti Giancarlo Giorgetti e insiste sulla crescita Pil in audizione sulla manovra di fronte alle Commissioni Bilancio congiunte. "Nel corso degli ultimi anni il sistema economico ha mostrato una tenuta superiore alle previsioni di molti. Le stime iniziali di crescita del Pil dell'Istat sono state successivamente riviste al rialzo in misura inedita. Anche alla luce del notevole incremento dell'occupazione sin qui registrato, non sarei stupito da eventuali revisioni al rialzo anche relativamente alle stime preliminari del Pil 2024".
L’incertezza sul quadro internazionale
E ha aggiunto: "In un quadro internazionale che continua a essere caratterizzato da incertezza, la gestione prudente e responsabile della finanza pubblica seguita finora, e in particolare nel corso del 2024, ha consentito di individuare spazi utili per confermare - e talora addirittura rafforzare - i principali interventi di sostegno ai redditi di lavoro dipendente medio-bassi già adottati nelle precedenti manovre, nonché a rendere per la prima volta strutturali alcune importanti politiche, finora rifinanziate annualmente".
Fondi sanità salgono più di spesa fissata in Psb
Ha ulteriormente precisato: "La manovra stanzia ulteriori risorse per il finanziamento del Servizio sanitario nazionale che si aggiungono a quelle già assegnate dalla legislazione vigente. Nel complesso, il livello del finanziamento del Servizio sanitario nazionale passerà dai 136,5 miliardi del 2025 ai 141,3 miliardi del 2027, con un incremento medio annuo nel periodo 2025-2027 superiore al tasso di crescita programmato per la spesa primaria netta nel Piano strutturale di bilancio di medio termine”. Ma ammettendo che la spesa rimarrà con un andamento all’incirca pari a quello dell’inflazione.