Iliad grida alla concorrenza sleale, ma sono le sue tariffe ad aver rovinato il mercato
A Iliad proprio non piace la concorrenza. O meglio, non piace quella che lei è costretta a subire. Così la controllata italiana del magnate francese Xavier Niel torna alla carica contro gli altri operatori telefonici lamentando una concorrenza che, a suo dire, non è lecita. Per mesi l’amministratore delegato Benedetto Levi ha portato in giro per l’Italia un rapporto dell’università Luiss sostenendo che in esso «viene certificato» un comportamento scorretto dei concorrenti. Il Giornale se ne è occupato, rivelando che il tanto sbandierato rapporto partiva dalla constatazione che l’operatore francese ha esordito in Italia con i prezzi più bassi di tutti. Delizia per i consumatori, ma croce per l’industria di settore, che oggi registra tariffe tra le più basse al mondo. Citando il rapporto della Luiss che piaceva tanto a Levi, a luglio il Giornale ricordava che «l’ingresso di Iliad nel mercato ha portato una scossa agli equilibri esistenti: l’entrata dell’operatore francese è avvenuta con un’offerta molto competitiva, sollecitando un’ovvia risposta da parte degli altri operatori, i quali hanno subito reagito con molte nuove offerte caratterizzate da prezzi e livelli di servizi più aggressivi». Vien da dire: è la concorrenza, bellezza! Se tu cerchi di portarti via i miei clienti offrendo loro prezzi più bassi, io reagisco offrendo più servizi o prezzi più vantaggiosi.
Ebbene, a distanza di due anni da quel rapporto, questa mattina Iliad presenta al Senato una nuova edizione, realizzata dagli stessi ricercatori, oggi non più Luiss ma docenti presso le università di Foggia e di Pescara. Da quanto si apprende, sembra però che l’idea sia la stessa: Iliad arriva in Italia con prezzi particolarmente aggressivi; poco dopo le varie Vodafone, Tim, WindTre reagiscono cercando di riconquistare i clienti persi con offerte più vantaggiose; ciò non è gradito a chi vuole vincere facile che, probabilmente attraverso eventi come quello che oggi si svolgerà in Senato, chiede al legislatore di introdurre un qualche divieto così da impedire agli altri di difendersi. In altre parole, la concorrenza è buona solo se sono io a praticarla. Ma poichè è impensabile che il Senato prenda provvedimenti che limitino la concorrenza nel settore, resta una domanda: qual è il piano di Iliad? In Italia ha chiuso sei bilanci di fila in perdita, tuttora pratica prezzi bassi - tanto che parlare di dumping ormai è lecito - mentre promette di non alzarli mai nonostante l’inflazione. Una strategia che ha scassato ulteriormente il sistema delle tlc nazionali e che ha avuto l’effetto di costringere Vodafone a vendere la filiale italiana.
Si segnala che il gruppo francese ha fatto due offerte ostili per comprarla, ma alla fine il secondo operatore mobile in Italia dopo Tim (entrato sul mercato con il marchio Omnitel all’alba della liberalizzazione) è stato venduto a Swisscom e integrato con Fastweb. Certo, i consumatori continuano a essere felici perchè grazie all’azione di Iliad continuano a pagare quasi niente per un servizio che in realtà vale molto. Giusto per avere un confronto, basti osservare che mentre i prezzi di tutte le utilities sono in aumento da anni, tra il 2015 e il 2024 i prezzi delle telefonate in Italia sono diminuiti del 26,4% contro il calo del 18,5% in Francia, del 7,5% nell’Unione Europea, del 7,3% in Germania e addirittura aumentati del 4,4% in Spagna.
Un evidente squilibrio che fa riflettere e che spinge a interrogarsi sul perchè in Italia il consolidamento tra operatori, tanto invocato affinchè il settore possa tornare nuovamente a investire, non prenda il volo nonostante le sciagurate scelte della commissaria Margrethe Vestager siano finite nel mirino persino di alcuni potenziali commissari del nuovo governo europeo.
Quanto all’ansia di Illiad per il rispetto delle regole sul fronte della concorrenza, va segnalato altresì che il Giurì della Pubblicità venerdì 25 ottobre 2024 ha ordinato la cessazione di alcuni messaggi pubblicitari presenti sul sito di Iliad Italia, con cui l’operatore promuove le sue offerte telefoniche, perché in contrasto con l’articolo 2 del Codice di Autodisciplina, che riguarda la comunicazione commerciale
ingannevole e con l’articolo 17 che riguarda le vendite a credito. Già in passato Iliad ha ricevuto pareri negativi, almeno una decina, da parte del Giurì per alcune comunicazioni commerciali ritenute ingannevoli e perciò rimosse.