“Ho 40mila pezzi, alcuni valgono migliaia di euro. Come li ho avuti? Non posso dirlo”: parla Dario Pietrobono, il collezionista di sorprese Kinder

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Era il desiderio di tutti i bambini, al punto che moltissime mamme lo regalavano come premio o ricompensa: l’Ovetto Kinder. Ma c’è chi è andato oltre e ha conservato ogni singola sorpresa trovata all’interno dei magici ovetti inventati da Michele Ferrero nel 1974 e distribuiti in tutto il mondo (ad eccezione degli Stati Uniti, dove è illegale inserire qualcosa di non commestibile all’interno degli alimenti). Un patrimonio invidiabile da 40mila pezzi, tutti catalogati, di cui, alcuni, unici, perché mai andati in produzione.

È questa la storia di Dario Pietrobono, 36 anni, uno dei maggiori collezionisti in Italia di sorprese Kinder, che ha messo in bella mostra la sua collezione con un lungo documentario pubblicato su YouTube e intitolato Il Museo delle Sorpresine. “È iniziato tutto nel 1991. Avevo tre anni e Ferrero aveva fatto una campagna promozionale per gli Ovetti Kinder. Rimasi molto colpito: è da qui che ho iniziato a comprarne a raffica – ha confessato Pietrobono a Fanpage -. Da piccolo soffrivo di asma e dovevo fare delle punture. Mi ricordo molto bene che mia mamma in una mano aveva una siringa, nell’altra un Ovetto Kinder come premio”.

Una passione smisurata, la sua, per le sorprese Kinder, al punto di arrivare ad orchestrare elaborati sotterfugi per ottenere una sorpresa della serie principale: “Nelle confezioni con tre ovetti, quello con il codice KKK aveva una sorpresa della serie principale. Per gli ovetti singoli invece c’era un trucco più sofisticato: li prendevo sempre in pasticceria e chiedevo di pesarli. Se in tutto erano 32 grammi allora c’era una sorpresa della serie principale”, confessa Dario.

La sorpresa a cui è più affezionato, invece, è “una tedesca: un orsetto che ha in mano un Ovetto Kinder. È rimasta nel mio cuore e me la sono sempre portata dietro”, spiega il 36enne. Nonostante la sua collezione raggiunga un numero a 5 cifre, però, c’è qualcosa che ancora gli manca: “Una Ranoplà con la borsa dell’acqua calda. È una serie uscita nel 1993. Sono state progettate 14 sorpresine ma ne sono state commercializzate solo 12. Una delle due mai arrivate in commercio è proprio una Ranoplà con la borsa dell’acqua calda. Geniale. È il mio sogno proibito“.

Una ricerca continua la sua, che dopo i 20 anni si è concentrata, poi, sul collezionismo, andando a ritrovare, soprattutto, oggetti di enorme valore, come varianti, difetti di fabbrica, espositori: “Il costo della mia collezione? Non posso dirlo con certezza. Ci sono dei cataloghi, certo. Alcuni oggetti valgono migliaia di euro ma ci sono cose che non hanno un valore perché sono pezzi unici. Ho una collezione del 1995 che non è mai uscita: sono rimasti solo i prototipi. Ci sarà qualcosa negli archivi Ferrero ma in giro ce l’ho solo io”, rivela Dario. Che, però, non confessa come sia riuscito ad avere oggetti così rari, pur svelando, comunque, un segreto sui collezionisti: “Come li ho avuti? Non posso rivelarlo. Conta molto il caso. Anni fa Ferrero stava mandando in discarica alcuni modelli o prove per le aziende, qualcuno ha capito il valore e li ha presi per rimetterli sul mercato. Una volta ho dovuto convincere un anziano brasiliano ad aprire un conto PayPal per vendermi della merce: non aveva idea di come ricevere soldi dall’Italia”.

E la sua passione, dunque, diventa anche un toccasana per passare con spensieratezza il suo tempo libero, con buona pace della moglie: “Vuole buttarmi fuori di casa. Ogni due giorni arriva un pacchetto. È una collezione iniziata quando ero piccolo. Ogni tanto durante la giornata guardo questi oggetti, li sistemo, li ordino, capisco cosa mi manca. È un balsamo per il cuore“, conclude il collezionista.

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