'I nordcoreani a 50 chilometri dal confine ucraino'

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Kiev afferma che i primi 3.000 soldati nordcoreani sono stati schierati in territorio russo a 50 chilometri dal confine ucraino, mentre la ministra degli Esteri di Pyongyang è arrivata a Mosca per consultazioni definite "strategiche".

La questione delle truppe inviate dallo Stato eremita rimane dunque al centro dell'attenzione internazionale, mentre le truppe di Mosca continuano a rivendicare nuove conquiste nell'est ucraino.

Secondo il Financial Times, che cita funzionari dell'intelligence di Kiev, i soldati nordcoreani - avanguardie di una forza complessiva di 12.000 uomini, sempre secondo l'Ucraina - sarebbero stati trasportati in segreto a bordo di camion civili dall'estremo oriente russo alla regione di Kursk, dove si sarebbero acquartierati in caserme a poche decine di chilometri dal confine con l'Ucraina. Le stesse autorità di Kiev avevano detto nelle scorse settimane che i soldati asiatici sarebbero stati impiegati proprio sul territorio russo di Kursk per combattere le truppe d'invasione ucraine. Mosca e Pyongyang non hanno smentito il trasferimento, affermando che esso non violerebbe alcuna norma internazionale.

Il presidente Vladimir Putin, in particolare, ha ricordato l'articolo 4 del trattato di cooperazione strategica tra i due Paesi, che prevede l'aiuto reciproco in caso di aggressione dall'esterno. E tale è, per la Russia, l'invasione nella sua regione di confine. Quanto alla visita della ministra degli Esteri nordcoreana Choe Son Hui a Mosca, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha sottolineato che essa avviene "in conformità" con lo stesso trattato, sottoscritto lo scorso giugno a Pyongyang durante una visita di Putin. Della situazione in Ucraina, e nella penisola coreana, si è parlato anche a Pechino in un incontro tra il capo della diplomazia cinese, Wang Yi, e il vice ministro degli Esteri russo Andrei Rudenko.

Nessun cenno, nel resoconto ufficiale, alle truppe nordcoreane, ma solo un richiamo da parte di Mosca alla necessità di "eliminare i rischi di un conflitto armato su vasta scala" sulla penisola coreana e un invito a "Washington e i suoi alleati" ad "abbandonare la linea della sfida tra i blocchi".

Sul terreno, continua l'avanzata delle truppe russe nell'est dell'Ucraina. Il ministero della Difesa di Mosca ha detto che i suoi soldati hanno preso nelle ultime 24 ore il controllo del villaggio di Kruglyakovka, nella regione di Kharkiv, una ventina di chilometri a sud della città di Kupyansk. Mentre si torna a parlare della possibilità di un'apertura di un dialogo tra la Russia e l'Ucraina su temi specifici che possa aprire la strada a negoziati più vasti per cercare di mettere fine al conflitto. Sempre il Financial Times, citando una fonte diplomatica, ha scritto che "ci sono trattative appena iniziate per riavviare i negoziati (in precedenza naufragati) per mettere fine ai reciproci attacchi di Kiev e Mosca su infrastrutture energetiche".

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha tuttavia respinto tali notizie come "falsità che non hanno nulla a che fare con la realtà". E ha ribadito che per arrivare a un cessate il fuoco la Russia continua a pretendere che le truppe ucraine si ritirino da tutte le "regioni russe", comprese dunque le quattro in Ucraina annesse nel 2022 da Mosca anche se sono ancora solo in parte controllate dalle sue truppe. Intanto i dissidenti russi Ilya Yashin, Vladimir Kara-Murza e Yulia Navalnaya - moglie di Alexei Navalny, morto in prigionia in Russia lo scorso febbraio - hanno deciso di organizzare un corteo contro la guerra in Ucraina il 17 novembre a Berlino. Ad annunciarlo è stato lo stesso Yashin, secondo il quale l'obiettivo è chiedere che "si ritirino le truppe russe dall'Ucraina, che si processi Putin come criminale di guerra e che si liberino tutti i prigionieri politici".

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