Il costo ambientale dei rifiuti tessili: in Europa solo l’1% degli abiti usati vengono riciclati in capi nuovi

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Durante la seconda giornata di Ecomondo 2024, la più grande fiera italiana dedicata alla green economy, si è parlato dell’impatto del settore tessile sull’ambiente, cresciuto a dismisura anche per effetto del fast fashion e dell’ulta fast fashion. Nel 2020 i prodotti tessili consumati in Ue hanno prodotto da soli circa 121 milioni di tonnellate di gas serra.

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Un tempo il problema era il fast fashion, oggi è l'ultra fast fashion. Con questo termine si indica quel settore dell'industria dell'abbigliamento che produce capi di scarsa qualità rispetto alla media dei prezzi del settore, spesso a scapito dei diritti dei lavoratori e dell'ambiente.

Oltre ai costi della produzione, il fast fashion porta il consumatore a fare propria un modello di shopping compulsivo e usa-getta, che se da una parte spinge ad acquistare sempre di più, dall'altra alimenta il problema dei rifiuti tessili.

In questi giorni se ne è parlato anche durante la 27esima edizione di Ecomondo, la fiera dedicata alla green economy in corso a Rimini tra il 5 e l'8 novembre 2024, in un incontro dedicato nella seconda giornata.

L'impatto dei rifiuti tessili

I rifiuti tessili – è emerso durante l'incontro – rappresentano il quarto settore con il maggiore impatto sull'ambiente. I modi in cui la produzione tessile danneggia l'ambiente sono molteplici, tra consumo delle risorse idriche, materie prime e suolo, e la produzione di emissioni di gas serra. Secondo i dati del Parlamento europeo, nel 202o il consumo di indumenti per ogni persona in Unione europea ha bruciato 400 metri quadri di terreno, 391 chili di materie prime e 9 metri cubi di acqua, producendo allo stesso tempo 270 chili di emissioni di carbonio.

“I rifiuti tessili urbani sono prodotti post consumo complessi che richiedono una gestione differente rispetto ad altri rifiuti urbani per la loro predisposizione al riuso”, ha spiegato durante l'incontro il presidente dell'Unione imprese raccolta riuso e riciclo abbigliamento usato (Unirau), Andrea Fluttero.

Le difficoltà nel riuso

A fronte infatti dell'incessante crescita della produzione tessile, le pratiche di riuso sono praticamente inesistenti. Basti pensare che secondo l'Agenzia europea dell'ambiente, solo l'1% degli abiti usati viene riciclato in capi nuovi: di 26 kg di prodotti tessili consumati all'anno in media da ogni cittadino, ne vengono smaltiti circa 11 kg. In questo contesto, il successo del fast fashion ha un ruolo determinante: in quanto la "minore durevolezza dei prodotti sta complicando il riuso" ha spiegato Fluttero.

Per invertire il trend in atto e limitare le sue conseguenze, gli esperti del settore chiedono l'introduzione di un passaporto digitale e norme uniformi affinché i produttori del settore si impegnino nel migliorare la raccolta differenziale e sviluppare modelli di produzione e business circolari.

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