Parla Putin: «Mi congratulo con Trump per la sua vittoria, sono pronto a parlare con lui. La sua iniziativa sull’Ucraina è degna di attenzione. Sono pronto anche a riprendere i contatti con i leader occidentali». Dopo poche decine di minuti parla Trump e dice alla Nbc: «Non ho ancora parlato con Putin, ma penso che ci parleremo». Dopo il 6 novembre nulla sarà più come prima.
Il fatto stesso che questa ipotesi compaia all’orizzonte dimostra che tra Washington e Mosca le relazioni sono destinate a cambiare. Con conseguenze anche per l’Europa.
Usa-Russia, prove di disgelo
In sintesi: il disgelo appare possibile, ma le sue caratteristiche, le sue condizioni, quanto sarà penalizzante per Kiev e quanto per i paesi della Ue è tutto ancora da capire. Lo Zar, che definito Trump «coraggioso», ha diffuso un altro messaggio forte: «Ora un nuovo ordine mondiale». Questo passaggio già indica che l’idea di Mosca, ma in fondo anche di Pechino, guarda a un mondo multipolare, anche oltre a Trump ha sempre dimostrato di ragionare come quando doveva concludere affari, da imprenditore: se gli Usa parlano con Pechino, perché non dovrebbero farlo con Mosca? Anche la promessa spesa in campagna elettorale - «farò terminare la guerra in 24 ore una volta eletto» - conta più come indicazione per il futuro che come un reale impegno. Però l’entourage del presidente sta lavorando su un piano, anticipato dal Wall Street Journal, che ipotizza la fotografia della situazione attuale sul campo di battaglia (dunque la Russia dovrebbe mantenere il controllo del Donbass e della Crimea), la creazione di una zona demilitarizzata e soprattutto l’impegno a non fare entrare l’Ucraina nella Nato nei prossimi 20 anni. Zelensky ha spiegato di avere parlato mercoledì al telefono con il presidente eletto Usa: «È stata una conversazione positiva e produttiva, ma nessuno può sapere quali saranno le sue azioni concrete». Ancora: «Vogliamo tutti porre fine a questa guerra, ma una fine giusta, perché questa è una tragedia. È una cosa terribile. Ma se sarà molto veloce, sarà una sconfitta per l'Ucraina. Ho sentito dire che è meglio attuare prima un cessate il fuoco, e poi si vedrà. Credo che sia molto pericoloso per gli ucraini attuare un cessate il fuoco».
Ma la svolta è rappresentata dalle parole dello Zar. Cosa ha detto esattamente ieri Putin quasi a dimostrare che dopo il 6 novembre nulla sarà più come prima? «È inutile fare pressioni sulla Russia, ma siamo sempre pronti a negoziare». Contro la Nato: «È rimasto un solo blocco, tenuto insieme dai cosiddetti obblighi, da rigidi dogmi ideologici e cliché. Questo è semplicemente un vero e proprio anacronismo. Il vecchio ordine mondiale è irrevocabilmente scomparso e si è sviluppata una lotta per la formazione di un nuovo mondo, che non è una lotta per il potere, ma uno scontro di principi». Se si mette da parte lo stereotipo di un Trump in sintonia con Putin, va tenuto presente che il futuro inquilino della Casa Bianca ha sempre dimostrato, al di là degli slogan, un certo pragmatismo. Costringere Kiev a una resa senza garanzie, con il rischio di consolidare per Mosca lo status di pericolosa grande potenza, può non essere il modo migliore per segnare l’inizio del suo secondo mandato. Allo stesso modo Putin forse non attende altro che l’occasione di terminare una guerra che non aveva programmato così lunga, uscendone da vincitore. Anche il presidente Zelensky forse deve trovare un compromesso, visto che la sua popolarità è obiettivamente non ai livelli dell’inizio del conflitto e gli ucraini hanno comprensibili segni di stanchezza. Ecco, trovare un punto d’equilibrio a questi tre fattori è l’obiettivo più difficile per Trump. Zelensky ha mantenuto la sua linea di difesa del territorio dell’Ucraina: se davvero deve essere avviato un negoziato, non può mostrarsi disperatamente alla ricerca di un accordo. Il presidente ucraino è intervenuto al Summit della politica europea a Budapest e ha detto che fare «concessioni» a Putin sarebbe «inaccettabile» per l'Ucraina e «suicida» per l'Europa. Ancora: «Questa guerra si sta svolgendo sul suolo ucraino. Spetta all’Ucraina decidere cosa debba e non debba essere all’ordine del giorno per porvi fine».
BOMBE
Secondo il Financial Times, però, i vertici dell’esercito ucraino temono seriamente che Trump interrompa l’assistenza militare. C’è poi il nodo dei soldati nord coreani schierati al fianco dei russi. «Ci stiamo consultando con i nostri alleati sul tipo di risposta» dicono al dipartimento di Stato americano. Putin intanto sfrutta il momento: anche ieri il suo esercito ha colpito in Ucraina. A Kiev un attacco con i droni ha causato incendi in sei distretti e due feriti, a Zaporizhzhia quattro persone sono morte e 18, tra cui tre bambini, sono rimaste feriti dopo un raid russo.
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