A meno che non si viva su Marte - e con Elon Musk di mezzo non è poi così scontato - il feeling del patron di X, Tesla e SpaceX con Giorgia Meloni non è certo una novità. E quindi «è nelle cose», come spiega chi le sta accanto, che subito dopo aver telefonato a Donald Trump per congratularsi del ritorno alla Casa Bianca, la premier ieri abbia composto il numero del magnate «amico», tra i fiancheggiatori più determinanti nella cavalcata trionfale del Tycoon.
LA TELEFONATA
Senza più il timore di mostrarsi non abbastanza equilibrata o, forse, con la duplice intenzione di far dimenticare l’affinità maturata con Joe Biden e marcare il territorio nell’aspra concorrenza che va aprendosi nel centrodestra con Matteo Salvini, è proprio la leader di Fratelli d’Italia a rendere noto il colloquio sui social. Un post in cui si dice convinta che, parlando di Musk, «il suo impegno e la sua visione» potranno rappresentare «un'importante risorsa per gli Stati Uniti e per l'Italia, in uno spirito di collaborazione volto ad affrontare le sfide future». Parole al miele proprio come lo erano state quando il sudafricano era stato ricevuto a palazzo Chigi oppure ospitato sul palco di Atreju (la kermesse dei giovani di FdI), o - poco meno di due mesi fa a New York - quando Meloni ha ricevuto dalle mani di Musk il Global citizen award dell’Atlantic Council.
Parole che, soprattutto, paiono rinsaldare la stretta collaborazione già annunciata e rinforzare un legame che tornerà utile a Meloni per connettersi stabilmente sulle frequenze del nuovo inquilino dello Studio Ovale quando ci sarà da mettersi a tavolino per definire i nuovi rapporti di forza con un’Europa che, al di là della maggioranza che ha sostenuto la rielezione di Ursula von der Leyen, va inesorabilmente spostandosi verso destra. Un antipasto, in tal senso, è stato probabilmente il tweet con cui ieri Musk ha stroncato ancora una volta il cancelliere tedesco Olaf Scholz (alle prese con una nuova crisi di governo) dandogli dello stupido.
Tornando al capitolo affari, il mirino è puntato non solo sul “dominio” dell’intelligenza artificiale su cui la premier sta scommettendo tantissimo provando ad attrarre investitori come Microsoft e BlackRock nella Penisola, ma sui tanti settori di interesse che coinvolgono il poliedrico imprenditore e stuzzicano l’appetito del governo nostrano. Se l’idea che il colosso dell’automotive Tesla potesse aprire degli stabilimenti produttivi nel Belpaese come una gigafactory per le batterie agli ioni di litio sembra infatti essere stata accantonata (almeno per il momento), in ballo ci sono progetti legati ad altri due gioiellini di Musk.
L'esecutivo spera infatti vada in porto l'accordo con Starlink, la costellazione di satelliti di SpaceX per fornire servizi internet a banda larga nelle aree scarsamente servite da altre reti. Un appalto finito al centro di un'inchiesta per corruzione in cui è indagato anche il braccio destro di Musk in Italia, Andrea Stroppa. Che non a caso ieri ha rilanciato il tweet di Meloni affermando che «l'Italia può e deve ritagliarsi un ruolo da protagonista nei settori del futuro. Diventare il partner europeo privilegiato deve essere l'obiettivo».
LA VISIONE
Oltre ai percorsi già noti, la “visione” comune che lega il trio potrebbe facilmente strabordare. Tenendo da parte aree di intervento più abituali (dall’occhio di riguardo che potrebbe essere destinato all’export del made in Italy fino a microprocessori) e partite dalle varie sfumature geopolitiche (l’idea di un’Italia hub energetico del Mediterraneo potrebbe non essere proprio in linea con l’idea Usa di imporsi come principale esportatore di petrolio al mondo), Musk, e Meloni potrebbero facilmente stupire.
Un esempio? Quella fusione nucleare da mini-reattori su cui la premier punta senza remore. «L’atomo può essere una sorgente sicura, efficace e pulita per il futuro» ha detto Meloni questo mercoledì. «Dieci nuovi reattori in America sarebbero una gran cosa» ha twittato ieri Musk. Chissà che i pianeti non si allineino ancora.