Ammiro il ministro Valditara, il suo coraggio: era perfettamente consapevole che le sue parole avrebbero scatenato un putiferio ma, nonostante questo, non si è tirato indietro e ha espresso il suo pensiero
Gentile Direttore Feltri, il ministro Valditara forse non ha tutti i torti: il patriarcato non esiste e le violenze contro le donne avvengono sempre più spesso da parte di extracomunitari. Perché lapidarlo, avendo lui detto il vero?
Demetrio Pellegrino
Caro Demetrio,
l'insofferenza nei confronti della verità costituisce il tratto distintivo della nostra epoca. Chi afferma il vero diviene nemico pubblico ed è dipinto alla stregua di un mostro, individuo insensibile, oltre che razzista, fascista, sessista e così via. Anche il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, il quale lunedì, in occasione della presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin, ha osato dichiarare che il patriarcato è estinto e che la violenza sulle donne non debba essere considerata un crimine del maschio bianco bensì riguarda anche e soprattutto gli extracomunitari, è finito nel tritacarne mediatico, come accade a chiunque non si adegui a questo becero conformismo del pensiero. O ti pieghi o sei una brutta persona.
E devo ammettere che ammiro il coraggio di quest'uomo, che, non essendo stupido, era perfettamente consapevole che le sue parole avrebbero scatenato, tanto più in quella determinata circostanza, un putiferio ma, nonostante questo, il capo del dicastero dell'Istruzione non si è tirato indietro e ha espresso il suo pensiero, che non è una semplice opinione, bensì la fotografia di una realtà. Una realtà che la sinistra fa di tutto per occultare, nascondere, alterare, allo scopo di rendere dominante il pregiudizio che il maschio bianco sia l'unico colpevole di ogni tipologia di violenza, inclusa quella contro la femmina, ovviamente. Sostenere che non sia così, ovvero che il maschio bianco non faccia schifo, che non possa essere criminalizzato, che non esista una responsabilità penale collettiva, comporta inevitabilmente l'accusa di sessismo, di negazionismo, in quanto si va a toccare e a violare un dogma imposto dal politicamente corretto. Da qui scandalo e indignazione, processi mediatici, stigmatizzazione e condanna.
Eppure di ragione Valditara ne ha da vendere e pure da regalare. Non è egli a fissare storicamente la morte del patriarcato nel 1975, con la riforma del diritto di famiglia che ha equiparato in tutto e per tutto la figura della moglie e della madre, quindi della donna all'interno del nucleo familiare, a quella del marito e del padre, dunque dell'uomo. Un progresso reso necessario anche per adeguare il diritto di famiglia alla Costituzione che già fissava la totale parità di diritti e doveri di uomini e donne. Sono gli storici, i sociologi, i giuristi a indicare convenzionalmente tale data quale data di morte del patriarcato. E ha ragione Valditara anche quando sottolinea che «la questione femminile non si risolve lottando contro il patriarcato», patriarcato che appunto non esiste se non come approccio ideologico al tema della violenza di genere. Il ministro non ha negato che nel nostro Paese resistono retaggi culturali residuali del maschilismo e ha aggiunto che non possiamo fare finta di non sapere, se vogliamo davvero combattere la violenza contro le donne, che fenomeni come lo stupro sono sempre più legati a «forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale».
Del resto sono proprio gli extracomunitari che provengono dai Paesi islamici a nutrire il convincimento che la donna sia inferiore all'uomo e che quest'ultimo possa usarla a suo piacimento, come fosse un oggetto, godendo addirittura di un diritto di vita e di morte sulla sua persona. Il patriarcato non è occidentale, non è europeo e non è italiano. Esso è islamico. Chi rifiuta tale verità è intellettualmente disonesto.