Olly è così come lo vedi. Diretto, senza fronzoli, quello che ti dà la pacca sulla spalla quando sei giù e che ti porta fuori a cena e a bere. L’amico sincero che tutti vorremmo avere. È quello che si percepisce dai nuovi brani dell’ultimo disco “Tutta Vita”, in uscita il 25 ottobre. Il progetto è stato anticipato dai singoli “Devastante” certificato doppio platino e “Per due come noi” con Angelina Mango certificato disco d’oro al numero nella classifica singoli per tre settimane consecutive e ha raggiunto la posizione numero 1 dei brani più trasmessi dalle radio italiane.
Dal 28 novembre live nei principali club italiani tutti sold out. Dopo l’esperienza con “Polvere” al Festival di Sanremo 2023, si prevede un ritorno? Di certo il nuovo tour 2025 parte – casualmente – poco dopo da Venaria Reale (Torino) il 4 maggio. In tutto questo nel percorso del cantautore è arrivata anche la nuova manager Marta Donà, colei che trasforma in oro ciò che tocca. Basta chiedere a Marco Mengoni ed Angelina Mango.
Perché sulla copertina sei riverso su un auto che ha sbandato contro un albero? Che cosa rappresenta?
Abbiamo utilizzato queste due mucche che fanno l’amore per rappresentare una scena del disco ‘Tutta Vita’ con la macchina dietro che va e quindi dovrebbero rappresentare, in qualche modo, un momento di distrazione nel vedere ‘Tutta Vita’ che poi ti fa sbandare dentro un albero con la macchina. La posizione che ho sopra la macchina assume la posizione di qualcuno che sembra che ci sia finito sopra, distrutto.
Ed è così?
In realtà sono molto tranquillo. Infatti mi godo il paesaggio… In una situazione di disastro, come può essere un incidente dentro un albero secolare, ci sono io sdraiato sopra che me la godo sul tetto della macchina.
In “È Festa” nel ritornello del brano è presente il gruppo dei tuoi amici. Cosa rappresenta per te l’amicizia?
In questo momento della mia vita tutto. Mi sto rendendo conto sempre di più quanto sia importante avere degli input esterni dall’ambiente in cui sei obbligato in qualche modo a stare… Intendiamoci amo quello che faccio, ma sono anche consapevole che vivo molto in una bolla. Quindi le boccate d’aria sana, fresca, pulita che mi danno loro, non me le dà nessun altro. Sono orgoglioso di averli messi nel mio album.
Sei mai stato deluso da un amico e ti ricordi quando, cos’è accaduto, come l’hai superata?
Deluso devo dire di no. Dai miei amici più grandi ho ricevuto le batoste più grosse che sono diventate poi i più grandi insegnamenti perché mi hanno aiutato a coltivare i rapporti più importanti che ho ancora oggi. Quindi l’ho superata col tempo, l ‘ho superata ponendomi il dubbio che forse ero io che non capivo qualcosa, non era il mondo da avercela con me. Oggi tendo a non rimanere deluso dalle cose, semplicemente a cambiare un po’ la mia prospettiva.
“I cantieri del Giappone” canti: “Siamo diventati saturi, dando colpa ai discografici…Senza tempo per andarcene”. È una critica al sistema?
Sì, è una critica neanche troppo velata. In realtà nasce un po’ dal fatto che ci sono dei ritmi un po’ troppo, secondo me, serrati in questo ambiente, dal quale cerco di distanziarmi. Sono costante a livello di uscite discografiche, ma non esco con tanti brani…
Perché?
Penso che le cose abbiano bisogno del loro tempo. Quando sento una canzone che ho fatto, che vale la pena subito far riuscire perché ho l’impellenza di farlo, lo faccio. ‘I cantieri del Giappone’ è un brano che racconta la mia voglia di evadere che, in qualche modo, è difficile da realizzare in un mondo che ha dei ritmi sostenuti che ti chiede di vivere di entusiasmi. Bisogna riuscire a mantenere la propria arte, che è quella che sto riuscendo a mantenere, grazie alla comprensione e all’affetto di chi mi ascolta. Quindi si c ‘era la mia esigenza di dire ‘oh, lasciatemi un attimo stare!’.
In “A noi non serve far l’amore” parla di incomunicabilità. Tu in amore parli?
Io in amore esisto. Provo a parlarne e poi ne scrivo. Ho parlato con questo album.
Qual è la cosa più difficile da dire quando sei innamorato?
Dovrei chiedermelo quando sono innamorato, in questo momento non lo sono.
“Noi che impariamo meno dai telegiornali che dai muri delle strade”, da “Scarabocchi”. Come si è arrivati a questo punto?
Ci sono certi tipi e gradi di informazione a cui crescendo, credo sempre meno. Penso che quello che ci propinano sia quello che ‘altri’ vorrebbero noi vedessimo. Coprendo così la realtà delle cose con troppi filtri. A quel punto io preferisco leggere qualcosa su un muro, scritto male, da una persona che aveva solo voglia di dire qualcosa in maniera diretta anziché ascoltare servizi brevi, in cui in poche parole, con una cadenza da meme, si tenta di dare delle informazioni senza spiegare nulla.
Cosa ti insegnato la strada?
Non è che abbia vissuto la strada veramente. A me, semplicemente, piace stare anche in quelli che probabilmente non sono i miei ambienti. Sono di Genova, ho bazzicato tanto nell’ambiente hip hop quindi conosco l’aspetto più ‘urban’ della città. Mi piace che la strada abbia delle regole a sé e che la regola base sia il rispetto. A me piace portare il rispetto. Mi piace riceverlo. Non tendo a mancare di rispetto quando qualcuno manca di rispetto a me… Semplicemente mi allontano per mantenere i miei valori. Forse, in questi termini la strada mi ha insegnato a rispettare tutti, indipendente da chi sei, da chi vuoi rappresentare, il modo in cui ti comporti.
“Come fa il cantautorato, Siamo cinema e teatro” dici de “Il campione”. Sei cantautore più da cinema o teatro? E qual è la differenza?
Il cantautorato negli anni rimane e che il cinema, che amo molto, spero possa fare lo stesso nonostante sia un settore molto in difficoltà. In qualche modo io credo di sentirmi un cantautore da, vogliamo fare la battuta, Gen Z, un cantautore da streaming. Cioè sono un cantautore della nuova generazione che può raccontare quello che c ‘è oggi… Quindi piaccia o non piaccia questo sono.
“Quei ricordi là” è la fotografia del tuo futuro. Come te lo immagini?
Magari un po’ cicciottello, su una sdraio o su una amaca con dei nipotini che corrono qua e là mentre accolgo la famiglia.
Pensi di metter su famiglia?
No, no. Tra un po’ di tempo, ma non adesso. Mi immagino un po’ lontano dai radar. Spero comunque di riuscire a ritagliarmi un mio spazio privato, sereno, in cui costruire le mie cose con calma e spero di essere tranquillo. Mi piacerebbe, un giorno, scanalare col telecomando in tv e rivedermi su ‘Techetechetè’.
Emma, Angelina ti hanno portato fortuna. A Sanremo 2025 punti di tornare da solo o in compagnia?
Mi hanno portato fortuna, ma mi hanno anche portato tanto lavoro e talento. Sono artiste veramente brave. Quindi, sì, non è solo fortuna. È arte, è il loro mondo. Su Sanremo 2025 wow! In questo momento penso a questo disco. Rispetto molto il palco del Festiva. Ci sono stato, so cosa significa, anche se l’ho vissuta con un po’ di sana ingenuità, che mi ha consentito di vivermela bene. La volta che ci tornerò, sono proprio curioso di vedere come me la vivrò. Nel caso, farò uno squillo e ve lo dirò.