Prime reazioni dall'industria mondiale dell'automobile, sulla base delle dichiarazioni sui dazi fatte in campagna elettorale, alla nomina di Donald Trump alla Casa Bianca. Anche Mario Draghi è daccordo: «Trump proteggerà industria auto, Ue dovrà negoziare». Immediate le dichiarazioni di preoccupazione che arrivano dalla Gran Bretagna dove l'attività e i profitti di molti costruttori - come JLR, Bentley, Aston Martin, McLaren e Rolls-Royce - dipendono dalle esportazioni negli Stati Uniti. Come segnala il quotidiano Daily Express, riprendendo un rapporto del magazine Autocar, per alcuni di questi brand, ad esempio JLR (Jaguar Land Rover) si tratta di una vera situazione di panico, perché gli Usa sono state per i fabbricanti premium e luxury la destinazione finale della maggior parte delle 73.571 auto uscite dal Regno Unito nel 2023. A differenza dei fabbricanti tedeschi e giapponesi, che dispongono di impianti di costruzione negli Usa, le marche britanniche risulterebbero dunque più vulnerabili, potendo contare solo sulle attività di distribuzione.
Alcuni importanti manager e analisti hanno anche espresso perplessità sul valore delle produzioni in loco, quindi non soggette a dazi sugli autoveicoli 'esteri'. David Christ vicepresidente del gruppo Toyota negli Stati Uniti ha affermato che produrre interamente veicoli in America resta un compito difficile, visto che molti componenti provengono da tutto il mondo. «Il problema con i dazi non è tanto sull'auto - ha dichiarato - quanto sul componentistica. La catena di fornitura globale è così grande e così diversificata che sarebbe davvero difficile costruire tutti i componenti in un unico luogo». «Per questo motivo, eventuali dazi potrebbero non penalizzare l'auto perché è costruita negli Stati Uniti, ma finirebbero per influenzare il costo di molte parti che la compongono, e quindi aumentare il prezzo finale per il consumatore».