11 Dicembre 2024 22:50
I bianconeri s’impongono 2-0 nella sesta giornata di Champions e salgono al 13° posto, a -2 dalle prime otto. Il City di Guardiola è vinto, battuto, piegato in due. E non fa più paura a nessuno.
Nelle azioni dei gol segnati da Vlahovic e McKennie contro il Manchester City c'è tutto quanto è mancato finora alla Juventus. Determinazione, forza, potenza, capacità di affondare il colpo con un contropiede micidiale. Il serbo e l'americano le hanno scaraventate in porta assieme alla palla che ha regalato tre punti che valgono oro per la classifica di Champions, il 14° posto e il distacco dalle prime otto sono una boccata d'ossigeno: non sono poi così lontane (il Brest è solo a +2) e nelle prossime due partire tutto può ancora accadere.
Tre punti che sono una frustata sulla schiena di Pep Guardiola e degli inglesi ancorati a 8 punti, fragili fragili, quasi stenti a credere che siano proprio loro: precipitano in fondo al gruppone delle pericolanti che in zona playoff restano appese a un filo e con la consapevolezza che gettare il cuore oltre l'ostacolo potrebbe (anche) non bastare per evitare un tonfo clamoroso. Tre punti che premiano le scelte di Thiago Motta: la compattezza difensiva e l'ordine tattico della squadra è il muro contro cui si schianta Haaland; nella ripresa, nel momento forse migliore degli ospiti, toglie Thuram e Conceiçao, dà spazio a McKennie e a Weah, restituendo smalto, freschezza, velocità alla squadra. Armi letali. E quando tutto sembra compromesso ci metto una mano provvidenziale Di Gregorio (strepitoso sul norvegese che prova a saltarlo con uno scavetto).
La vittoria nella sfida di Coppa è un tonico corroborante rispetto al campionato. Le incertezze e la difficoltà a organizzare la manovra offensiva che hanno scandito finora il cammino a singhiozzo sono state smussate nella serata in Europa. Là davanti Conceiçao – la cui permanenza in bianconero è stata assicurata da Giuntoli nel prepartita – e anche Yildiz ricoprono il doppio ruolo di lotta e di governo assieme a Koopmeiners. Ed è proprio dai loro piedi che nasceranno le azioni più pericolose. Quella del gol ha sì la firma in calce di Dusan ma buona parte del merito è del giovane esterno turco che è lì dove deve essere, ad aggredire lo spazio e la palla, a tagliare fuori la difesa svagata del City, a pennellare per la testa del serbo un pallone sul quale c'è scritto ‘basta spingere'. E lui la mette dentro col brivido della Goal Line Technology per un rimbalzo sospetto palo e linea di porta: il trillo sull'apparecchio dell'arbitro, Turpin, è dolcissimo per la Juve, una mazzata per gli inglesi.
La botta è durissima e diventa esiziale quando i nuovi entrati, Weah e McKennie, confezionano l'azione del raddoppio: l'americano innesca la ripartenza del compagno, Weah si allarga e lascia partire un cross calibrato per l'inserimento del connazionale: splendida la volée col destro. È un pugno nello stomaco. Il City è vinto, battuto, piegato in due. E non fa più paura a nessuno.