Sesto pareggio per i bianconeri, il cui allenatore vive ormai di rendita (e si ostina a dare lezioni di calcio)
Vincono tutte tranne la Juventus. Sesto pareggio per i bianconeri, squadra sconclusionata, stremata, senza idee e senza gioco. Tre punti, invece, per l’Inter che ha approfittato di una superiorità numerica per oltre un’ora di gioco contro l’Empoli ma è uscita dallo strano epilogo della sfida di San Siro. Così l’Atalanta sul Monza ma di certo è il risultato di Torino a spiazzare pronostici facili. Il Parma ha offerto una prova chiara, ha bruciato almeno tre palle gol contro una difesa ormai trasparente dopo il ko che ha messo fuori Bremer per tutta la stagione. La Juventus denuncia una preparazione atletica preoccupante, è lenta e faticosa, si accende come a sembrare uno squadrone e poi sbanda ubriaca come una squadretta di categoria. Gli alibi degli assenti valgono minuti due, sono i presenti a denunciare limiti evidenti, di schemi, di personalità, la Juventus non ha leader, vive di speranze, si affida ad episodi di gioco, Vlahovic è una palla al piede, sbaglia la qualunque, Danilo è patetico, il resto farfuglia football.
Ho dedicato tutto questo spazio alla formazione bianconera perché il suo allenatore vive di rendita ma deve venire giù dal palcoscenico sul quale sale ad ogni conferenza stampa, quasi ritenendosi arguto oratore arrivato a Torino per insegnare calcio agli stolti.
La Juventus è a meno 7 dalla capolista Napoli,
l’Inter mantiene la distanza, l’Atalanta supera i bianconeri, tutte e queste quattro squadre hanno un Antonio Conte nel proprio passato e nel proprio presente. Sarà un caso ma è la didascalia della verità.