Kamala Harris ai suoi sostenitori: "Trump dittatore, sarò diversa da Biden"

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Nel suo "discorso conclusivo" a Washington la vicepresidente spiega la sua agenda politica e accusa il rivale di Trump e i suoi piani di vendetta

 "Trump dittatore, sarò diversa da Biden"

È il momento di una nuova generazione di leader e io sono pronta”. Così, ad una settimana dal voto negli Stati Uniti, la candidata democratica alla presidenza Kamala Harris si è rivolta ai suoi sostenitori per quello che è stato definito il “discorso conclusivo” della sua campagna elettorale. Per l’importante appuntamento Harris ha scelto l’Ellipse, il parco adiacente al lato sud della Casa Bianca a Washington, dal quale il 6 gennaio del 2021 l’allora presidente Donald Trump, ora suo avversario alle elezioni, incitò la folla a marciare sul Campidoglio per bloccare la certificazione della vittoria di Joe Biden.

Con la residenza presidenziale alle sue spalle, l’ex procuratrice ha spiegato agli elettori americani, molti ancora indecisi, che le elezioni del 5 novembre rappresentano “molto più di una scelta tra due partiti o tra due candidati”. Rievocando i fatti che portarono all’assalto di Capitol Hill da parte del popolo Maga, l’ex procuratrice della California ha infatti dichiarato che "dobbiamo scegliere se vogliamo un Paese basato sulla libertà per tutti, o se vogliamo un Paese governato dal caos e dalle divisioni".

Nella sua arringa finale preparata durante le ultime tappe del suo tour elettorale in Michigan e Pennsylvania, due dei sette Stati in bilico che decideranno l’esito dell’election day, Harris ha dedicato ampio spazio alla minaccia rappresentata da Trump. Il tycoon, sostiene la vice di Biden, “non è un candidato alla presidenza che sta pensando a rendere la vostra vita migliore essendo “instabile, ossessionato dalla vendetta” e alla ricerca di un “potere senza freni”. “America”, ha aggiunto, “sono qui stasera per dirvi che questo non è ciò che siamo”.

Rimarcando un leitmotiv della sua campagna, Harris ha contrapposto la sua “lista di cose da fare” per gli americani alla “lista dei nemici” su cui il rivale intende focalizzarsi in un suo eventuale secondo mandato. Un riferimento ad alcune dichiarazioni di Trump, tra le quali quella sui “nemici interni” negli Stati Uniti peggiori del dittatore nordcoreano Kim Jong-Un.

Durante il suo discorso, durato una trentina di minuti davanti ad una folla di circa 75mila persone arrivata sino al Washington Monument, Harris, pur sostenendo di essere “onorata di aver servito” nell’amministrazione Biden, ha affermato che la sua presidenza sarà diversa da quella del vecchio Joe perchè “le sfide che dobbiamo affrontare sono diverse" e che "nello Studio Ovale porterò la mia esperienza e le mie idee". "Sarò la presidente di tutti gli americani, anche di chi non è d'accordo con me".

Citando la sua esperienza da procuratrice della California, Harris ha dichiarato di aver sempre avuto l’“istinto di proteggere”. Entrando nel merito di ciò che sarà la sua agenda politica, si è soffermata su economia, secondo i sondaggi la preoccupazione principale degli elettori, immigrazione e diritto all’aborto. Sul primo fronte, tra le altre cose, la vicepresidente ha promesso tagli fiscali per i lavoratori e per la classe media e assistenza per chi compra la prima casa.

Passando all’immigrazione Harris ha detto che la politica deve smettere di trattare questo tema “come uno strumento per raccogliere voti e iniziare a trattarlo come una sfida seria che deve essere risolta. Lavorerò con i democratici e con i repubblicani per ripristinare il pacchetto per la sicurezza dei confini affondato da Trump". Una stoccata all’ex presidente che ha fatto mancare il suo endorsement ad un progetto di legge bipartisan al Congresso. Gli Stati Uniti "sono un Paese di immigrati: dobbiamo riconoscerlo", ha ricordato Harris impegnandosi a lavorare con i parlamentari Usa "per approvare una riforma dell'immigrazione”. L’ex procuratrice della California ha affermato inoltre di voler "combattere per ripristinare il diritto all'aborto che Trump ha portato via alle donne di questo Paese".

Potete stare certi del fatto che Vladimir Putin e Kim Jong-un tifano per lui”, ha detto la candidata democratica promettendo che metterà “sempre la sicurezza e gli interessi nazionali degli Stati Uniti al primo posto” e garantendo che con lei alla guida l‘America rimarrà “un campione della libertà nel mondo”.

Harris ha terminato il suo discorso citando le battaglie del movimento femminista di Seneca Falls e di quello omosessuale di Stonewall. “Non hanno lottato e dato la loro vita solo per vederci cedere le nostre libertà fondamentali. Non lo hanno fatto per vederci sottomettere alla volontà di un altro meschino tiranno”.

Il comizio alla Casa Bianca della vicepresidente si contrappone all’evento organizzato domenica scorsa da Trump al Madison Square Garden di New York caratterizzato da dichiarazioni controverse e offensive da parte di diversi speaker invitati dalla campagna del repubblicano. Intanto, mentre i sondaggi continuano a mostrare un testa a testa tra i due sfidanti, oltre 50 milioni di americani hanno già indicato le loro preferenze con il voto anticipato.

Entrambi i candidati propongono, ognuno in una propria versione peculiare, un messaggio di cambiamento. Ancora pochi giorni e sapremo quale delle due visioni del futuro degli Stati Uniti avrà convinto di più gli elettori americani.

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