diFrancesco Battistini
La cittadina di Vovchansk è il prossimo obiettivo delle truppe del Cremlino. Mosca accusa: armi occidentali usate per colpire Belgorod
DAL NOSTRO INVIATO
KIEV - Arrivano a Hatyshche, e si fanno un videoselfie davanti al cartello d’ingresso. «Siamo russi — dicono tre soldati — e siamo qui». Sulla mappa, il villaggio è soltanto un’impercettibile macchiolina al confine della Russia. Ma per gli ucraini è una macchia sull’onore, la breccia orientale che si temeva. Da qui, può cominciare l’assedio vero alla cittadina di Vovchansk.
E poi, chissà, si può marciare su Kharkiv che sta a soli 15 km. Si piazzano la fanteria, i tank, l’artiglieria pesante. Il piano russo è già pronto, l’attacco sarà in tre direzioni. «È la stessa tattica che hanno usato su Bakhmut e Adviidvka», prevede Volodymyr Tymoshko, capo della polizia di Kharkiv: «Prima cancelleranno Vovchansk dalla faccia della terra. Poi, proveranno ad avanzare».
Verso dove? Da sabato, tutti i 600 km del fronte di guerra sono sotto stress: solo ieri, l’Armata russa ha tirato su 27 villaggi, ingaggiato 155 scontri, lanciato 133 fra razzi e missili, 118 attacchi aerei. «La prima linea è interamente impegnata h24», dice il governatore di Kharkiv, Oleh Synegubov, e «il nemico sta di nuovo provando a sfondare a nord della nostra regione».
Una strategia chiarissima: si vuole allungare il fronte fino a mille km. Perché i russi sanno bene che l’Ucraina soffre della carenza d’uomini, ancor più che d’armi. E che le difficoltà aumentano, quando s’è costretti a presidiare sempre più trincee e ad assottigliare le truppe. «La situazione è significativamente peggiorata», ammette il capo delle forze ucraine, Oleksandr Sypsky: «Ci siamo dovuti ritirare da alcune posizioni». «È un momento molto delicato — commenta David Cameron, ministro degli Esteri inglese —, ed è triste che le nostre armi siano state sbloccate così tardi».
Qualcuna di queste, sostiene Mosca, per la verità viene già usata e il catalogo sarebbe questo: i vecchi Tochka-U di fabbricazione sovietica, assieme a sistemi cechi Pm-70 Vampire, ai Vilkha Mlps, a semoventi francesi Caesar… «Ci hanno colpito con armi fornite dalla Nato», denuncia il Cremlino, quando frammenti d’un missile precipitano su un palazzo di dieci piani a Belgorod, 45 km da Kharkiv: una decina di morti, una trentina di feriti, il blackout in tutta l’area e Putin che di persona telefona al sindaco della città, prima che un suo portavoce denunci il «barbaro attacco».
Com’è accaduto ogni volta che s’è colpita Belgorod, la Russia risponderà. Intanto, congelando il possibile scambio di 27 prigionieri, tutti medici, che il Vaticano stava mediando da un mese e che Papa Francesco ieri ha rilanciato, dicendosi «pronto a trattare». Quindi, accelerando sull’offensiva, probabilmente, e provando a conquistare Vovchansk. «Alla periferia della cittadina — spiega lo stesso leader ucraino Volodymyr Zelensky — la situazione è estremamente difficile. Siamo costantemente sotto il fuoco e i nostri militari contrattaccano per aiutare gli abitanti».
Da Vovchansk sono scappati già in 4mila. E l’esodo non si ferma. Molti anziani vivono a poche centinaia di metri dalle truppe russe, bisogna fare presto. In una diretta TikTok, si vede una contadina caricata su un suv della polizia: si siede dietro, s’allaccia il foulard fiorito e grata mette una mano sulla spalla dell’ufficiale. Inizia a recitare: «Se muoio, m’interri/ sull’alta collina/ fra le steppe della mia/ bella Ucraina…». È «Testamento», la poesia più famosa di Taras Shevchenko, il Manzoni di Kiev. Il poliziotto sorride, e reciterebbe con lei.
12 maggio 2024 ( modifica il 13 maggio 2024 | 11:57)
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