La democrazia della sconfitta

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Se riconosci la sconfitta accetti il gioco democratico. Non demonizzi il tuo avversario. Non lo tratti come un nemico. Non lo metti spalle al muro e non trovi alibi

La democrazia della sconfitta

Ogni tanto perdere fa bene. È il senso della risposta di Giorgia Meloni a chi le chiede un commento sulle elezioni in Umbria e Emilia Romagna. La premier è lontana, si trova a Rio de Janeiro per il G20. Là per due giorni si parla delle sorti del mondo e la voglia di analizzare voti e percentuali non è tanta. Quella frase però non è buttata lì a caso. È un sentimento che le appartiene. Non c'è piacere nella sconfitta, ma ti insegna qualcosa che non è mai così scontato: a rialzarti. È un'esperienza utile nella vita e in politica racchiude il valore più profondo della democrazia. Solo chi riconosce la sconfitta è democratico. Lo è per una manciata di buone ragioni. È la capacità di ascoltare anche chi ha smesso di votarti, per qualsiasi motivo, perché deluso, disilluso o stanco. Le elezioni non sono solo la strada per il potere, un modo per raccattare consenso, ma segnano un giudizio per il lavoro svolto. È il premio o la sanzione per chi governa. È per questo che i tempi della democrazia sono più lunghi e lenti di quelli dei sondaggi o dei «like». La politica non vive di attimi, ma di prospettive. Non c'è solo questo. Il voto indica anche la distanza tra il leader e gli elettori. Non è detto che il primo debba adeguarsi ai secondi, ma può aiutarli ad allargare gli orizzonti, a dar loro il tempo di guardare un po' più in là. È così che si sviluppa una dinamica matura tra la politica e i cittadini. È il segreto più antico della democrazia: il potere appartiene al popolo, ma il ruolo dei leader politici non è solo quello di accontentare le piazze. C'è un dovere più alto che va al di là degli interessi particolari. Questo significa che qualche volta si può scontentare i propri elettori, si può anche perdere. È una sorta di costo strategico per investire sul futuro.

L'ultima nota è quella più importante. Se riconosci la sconfitta accetti il gioco democratico. Non demonizzi il tuo avversario. Non lo tratti come un nemico. Non lo metti spalle al muro e non trovi alibi. Non dici che non può governare perché fascista o comunista. Non lo delegittimi.

Questo atteggiamento non solo è antidemocratico, ma finisce per far marcire chi lo pratica. C'è chi ancora fatica a riconoscere la sconfitta alle elezioni politiche di due anni fa. Adesso hanno vinto, ma non sanno perdere.

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