"La mia infanzia sbattuta ovunque". Shari Franke e il business delle famiglie influencer

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La denuncia della baby influencer contro la sua volontà riporta alta l'attenzione sullo sfruttamento dell'immagine dei minori da parte dei genitori, che li gettano in pasto al web senza il loro consenso

"La mia infanzia sbattuta ovunque". Shari Franke e il business delle famiglie influencer

"Il vlogging di famiglia ha rovinato la mia innocenza. Affrontiamo questo problema prima che diventi una crisi più grande di quanto non sia già". La denuncia di Shari Franke, giovane americana diventata baby influencer contro la sua volontà, riporta alta l'attenzione sullo sfruttamento dell'immagine dei minori da parte dei genitori, che li gettano in pasto al web senza il loro consenso.

I Vlogs e la storia di Shari Franke

Negli Stati Uniti il fenomeno dei Family Vlogs, blog dove si racconta la vita familiare attraverso video come se si trattasse di una sit-com, è dilagante e la popolarità di alcune famiglie americane ha superato quella di star e influencer di fama mondiale. Dietro alla viralità dei vlogging di famiglia, però, c'è una realtà più cruda e meno conosciuta legata allo sfruttamento dei figli, nella maggior parte dei casi minori, che vengono costretti ad apparire spesso contro la loro volontà. La storia di Shari Franke, 21 anni di Logan, ne è l'esempio più lampante.

Nel 2015 la madre di Shari, Ruby Franke, ha aperto un Vlog su YouTube chiamato "8 Passengers", un canale nel quale raccontava la vita della famiglia e dava consigli sull'educazione dei figli. In pochi anni il vlog ha visto salire gli iscritti a 2,5 milioni e toccato la cifra record di un miliardo di visualizzazioni. A causa di vicende familiari legate a violenze e abusi Ruby Franke è finita in carcere e la figlia Shari ha potuto raccontare come, dall'età di 11 anni, la sua immagine sia stata sfruttata per scopi economici e la sua vita sia stata un continuo obbligo fatto di dirette, foto e confessioni non autorizzate.

La denuncia

La 21enne è stata invitata al Senato dello Stato dello Utah - che sta portando avanti un disegno di legge per tutelare i minori sul web - per parlare della sua esperienza sullo sfruttamento dei baby influencer e in aula ha lanciato un grido d'allarme: "Se potessi tornare indietro e rifare tutto, preferirei avere un conto in banca vuoto ora e non avere la mia infanzia sbattuta ovunque su internet. Nessuna somma di denaro che ho ricevuto ha reso degna di essere vissuta ciò che ho vissuto". Shari Franke ha parlato dell'esposizione dei minori sui social, cercando di fare luce sulle questioni etiche e monetarie che derivano dall'essere influencer-bambini: "È qualcosa di più che filmare la vita della famiglia e metterla online. È un lavoro a tempo pieno, con dipendenti, carte di credito aziendali, manager e strategie di marketing. Ho perso amici e confidenti per l'esposizione mediatica che avevo. Io sono una vittima di vlogging di famiglia".

In aula Shari Fanke ha confessato di non avere mai avuto la possibilità di scegliere come apparire sul web, ma di essere sempre stata condizionata e manipolata dai genitori: "Non avevo alcuna scelta su cosa filmare, ho imparato che ogni bambino influencer, in un certo senso, soffre della sindrome di Stoccolma. La maggior parte dei bambini influencer probabilmente ti direbbe di avere il pieno controllo su ciò che viene pubblicato; ma la realtà è che i loro genitori li corrompono e li umiliano per fargli pubblicare i loro momenti più vulnerabili".

La sua denuncia, raccontata in un libro che uscirà nel 2025, è solo una delle tante raccolte dallo stato degli Utah che sta cercando di limitare l'esposizione dei minori sul web e di regolamentare lo sfruttamento di immagine dei figli nel business dei genitori influencer. Un business che anche in Italia miete "vittime" e del quale si parla ancora troppo poco.

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