Zonaeuro
di Gianni Rosini | 30 Ottobre 2024
Uso improprio di fondi europei da parte di tre persone collegate alla campagna elettorale del 2019 dell’allora candidato di punta alla Commissione Ue del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber. È su questo che la Procura europea (Eppo), in collaborazione con le autorità del Belgio, ha avviato indagini che scuotono nuovamente la Bubble di Bruxelles, colpita appena due anni fa dallo scandalo Qatargate che coinvolse esponenti dei Socialisti. La notizia, diffusa per primo da Politico, arriva da rivelazioni di due agenti di polizia belga e un portavoce della Procura locale, mentre una portavoce della Procura europea ha confermato all’Ansa che “è in corso un’indagine su presunti abusi di fondi Ue commessi in Belgio da membri di un gruppo politico del Parlamento europeo. Tuttavia, in questa fase, l’indagine si limita ai fatti e non ci sono sospetti. Quando potremo dire qualcosa su una qualsiasi delle nostre indagini, lo faremo”.
Qualcosa in più, stando almeno a quanto rivelato da Politico, si sa. Ad esempio che la polizia belga sta indagando su tre persone, tra cui due di alto livello, collegate alla campagna elettorale dell’attuale presidente e capogruppo del Ppe e allora Spitzenkandidaten. La rosa si restringe a pochi nomi se si tiene conto che le accuse, come confermato anche da fonti parlamentari sentite da Ilfattoquotidiano.it, riguardano funzionari del team del tedesco che, in quanto tali, venivano stipendiati dal Parlamento europeo ma che, in periodo di campagna elettorale, hanno passato settimane fuori dal lavoro per portare avanti il sostegno a Weber. Un comportamento vietato dai regolamenti del Parlamento Ue, anche perché, in questo modo, i tre avrebbero ricevuto impropriamente pagamenti sia dal partito del Ppe sia dal gruppo del Ppe, quest’ultimo finanziato con fondi europei come tutti i gruppi Ue. “L’Eppo – si legge – sta collaborando con la polizia belga. Un documento della polizia belga visionato da Politico invita i testimoni a discutere delle accuse penali, tra cui ‘falsificazione di documenti pubblici’, ‘falsificazione di documenti pubblici da parte di un funzionario pubblico nell’esercizio delle sue funzioni’, ‘violazione della fiducia’, ‘frode’ e ‘corruzione pubblica’”.
I Popolari in una nota hanno dichiarato di non essere stati contattati dalla procura europea, né dalle autorità belghe, né dalle forze dell’ordine su alcun tipo di indagine: “Il gruppo Ppe è orgoglioso di estendere la sua piena cooperazione con l’Eppo e con qualsiasi altra autorità nazionale o europea qualora dovesse mai essere avvicinata e in piena trasparenza. Il Gruppo Ppe impone standard rigorosi nell’esecuzione del proprio bilancio e si sottopone volontariamente al controllo per garantirne il rispetto, anche da parte di un revisore interno, di revisori esterni e della Corte dei Conti, ogniqualvolta richiesto da questa istituzione. Attualmente nessuno degli audit ha casi aperti di presunto uso improprio dei fondi”.