22 Novembre 2024 12:52
Un team di ricerca dell’Università dell’Alberta (Canada) ha osservato che la Semaglutide – il principio attivo alla base dei nuovi farmaci per perdere peso – riduce il peso del cuore dei topi trattati in laboratorio. Osservato anche il restringimento dei cardiomiociti umani, le cellule del tessuto muscolare cardiaco. I possibili rischi.
La semaglutide, il principio attivo alla base dei nuovi ed efficaci farmaci per perdere peso, è stata associata a un restringimento del cuore e delle cellule di questo importante tessuto muscolare, i cardiomiociti. Tali effetti sono stati osservati in modelli murini (topi) trattati col farmaco, sia affetti da obesità che con un peso nella norma. La riduzione dimensionale è stata rilevata anche nelle cellule cardiache umane esposte al principio attivo, tecnicamente un agonista del peptide 1 simile al glucagone (GLP-1). Si tratta di un farmaco che agisce imitando l'azione di un ormone che il nostro corpo rilascia per indurre il senso di sazietà, rallentando inoltre il transito del cibo tra stomaco e intestino. Ciò determina una significativa perdita di peso che, come emerso da diversi studi clinici, può arrivare anche a diverse decine di chilogrammi.
Poiché nei trial clinici oltre alla riduzione del grasso corporeo è stata evidenziata anche una perdita della massa muscolare scheletrica o massa magra, nel nuovo studio gli scienziati hanno voluto indagare sui possibili effetti sul muscolo cardiaco (miocardio), il tessuto che permette al cuore di contrarsi e pompare sangue nell'organismo. Precedenti studi avevano evidenziato che la semaglutide protegge la salute del cuore riducendo il rischio di diffuse malattie cardiovascolari alla stregua dell'infarto del miocardio e dell'ictus, come emerso dai risultati dello studio SELECT recentemente presentati al Congresso europeo sull’obesità (ECO) 2024. Ciò nonostante, al netto dei significatici benefici metabolici, la perdita di massa magra “potrebbe potenzialmente portare a un'intolleranza all'esercizio fisico che potrebbe ridurre la qualità della vita negli individui a rischio o affetti da insufficienza cardiaca”, spiegano gli autori del nuovo studio. Una riduzione della massa cardiaca in risposta all'assunzione di farmaci come la semaglutide e la tirzepatide potrebbe pertanto comportare rischi o esacerbare condizioni cardiache sottostanti; proprio per questo gli scienziati hanno deciso di effettuare una sperimentazione ad hoc.
A condurre lo studio è stato un team di ricerca canadese dell'Università di Alberta, che per prima cosa ha trattato topi obesi e non con la semaglutide, con un dosaggio di 120 microgrammi (per chilogrammo, chiaramente frazionato) al giorno. Tutti gli esemplari non erano affetti da diabete o malattie cardiache. Dopo tre settimane di somministrazione del farmaco, è stato osservato che i roditori obesi – prima sottoposti a una dieta “ingrassante” – hanno perso circa il 30 percento del peso corporeo e il 65 percento della massa magra rispetto ai topi del gruppo di controllo, alimentati con un trattamento “veicolo”. I topi magri hanno comunque perso l'8,2 percento della loro massa magra.
Pur non essendo state osservate alterazioni nella funzione sistolica o diastolica, come emerso dall'ecocardiografia, è stata comunque rilevata una significativa riduzione della massa nel ventricolo sinistro nei topi trattati col farmaco, sia magri che grassi. In parole semplici, il farmaco aveva ridotto il peso del cuore dei roditori. Inoltre, esponendo i cardiomiociti umani al farmaco (10 nmol/L per 24 ore) è stata osservata “un'area cardiomiocitaria ridotta”, cioè le cellule del cuore si erano ristrette. Ciò, secondo gli scienziati guidati dai dottori Matthew D. Martens e Jason R.B. Dyck, dimostra “un effetto autonomo diretto sui cardiomiociti della semaglutide, che è indipendente da potenziali modifiche nel carico di lavoro che potrebbero essersi verificate in vivo”. Ci sarebbe dunque una correlazione diretta tra riduzione della massa cardiaca e assunzione del principio attivo.
Alla luce di questi risultati, i ricercatori sottolineano l'importanza di monitorare anche la salute del cuore – ovvero struttura e funzionalità cardiache – dei pazienti coinvolti nei trial clinici che coinvolgono i farmaci agonisti del peptide 1 simile al glucagone (GLP-1), come appunto la semaglutide e la tirzepatide. Sono medicinali estremamente efficaci per perdere peso, che hanno molteplici vantaggi per la salute (riducono ad esempio la mortalità per tutte le cause e persino il dolore al ginocchio), tuttavia non se ne conoscono gli effetti a lungo termine, trattandosi di nuovi farmaci. Inoltre vanno assunti sempre sotto stretto controllo medico, anche a causa di reazioni avverse da non sottovalutare. I dettagli della ricerca “Semaglutide Reduces Cardiomyocyte Size and Cardiac Mass in Lean and Obese Mice” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica JACC: Basic to Translational Science.