La storia del gufo Johnny: è stato recuperato dopo 6 mesi di libertà sull’isola di Ischia

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Cosa ci fa un gufo della Virgina (Bubo virginianus) sui balconi dell'isola di Ischia, in Campania? Sono le immagini che arrivano dal Comune di Casamicciola dove per 6 mesi un gufo ha visitato parchi cittadini e abitazioni in cerca di cibo.

Johnny è stato recuperato con l'aiuto della volontaria del WWF di Ischia Roberta Marchetti che ci ha raccontato: «A un certo punto avremmo voluto lasciarlo libero, perché sapevamo che era in grado di cacciare autonomamente, ma ormai era assuefatto dal cibo umano». La storia di Johnny all'apparenza straordinaria si è rivelata un'altra triste vicenda di inconsapevolezza umana.

La storia del gufo Johnny

Il gufo si chiama Johnny e non ha fatto un viaggio intercontinentale ma è stato portato sull'isola da Vincenzo, un ragazzo dell'isola con la passione per la falconeria. In questa pratica venatoria, oltre ai falchi da cui prende il nome, sono impiegati sempre di più i rapaci notturni, proprio come Johnny che è arrivato nel Comune di Barano d'Ischia a questo scopo.

Il gufo però è riuscito a fuggire riguadagnando la sua libertà, benché in un contesto alieno rispetto al suo habitat naturale. Questa storia però non finisce qui e non ha un lieto fine: Johnny ha iniziato a essere alimentato dai cittadini che, inconsapevoli dei rischi, gli lasciavano del cibo.

«Mettevano di tutto per lui sul balcone: dalla pasta ai würstel», spiega Marchetti. La volontaria in questi 6 mesi non ha mai smesso di monitorare il percorso di Johnny che da Barano si è spostato a Casamicciola, sul versante opposto dell'isola.

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Qui però si è fermato: aveva trovato cibo in abbondanza. «Il problema – sottolinea Marchetti – è che quel cibo lo avrebbe ucciso. Ogni specie deve seguire una propria dieta, alimentare un gufo con gli avanzi significa condannarlo a morte».

I gufi sono predatori e si nutrono prevalentemente di piccoli roditori, piccoli mammiferi e altri uccelli. Niente a che vedere con pasta e piatti conditi. Gli appelli fatti in questi mesi via social dai volontari in cui chiedeva di non dare cibo a Johnny sono caduti nel vuoto. «Temevamo di trovarlo morto e abbiamo quindi deciso di procedere con la cattura e la restituzione», conclude la volontaria.

Perché non alimentare la fauna selvatica

La fauna selvatica non dovrebbe mai essere alimentata dalle persone per diversi motivi. Il primo è che gli animali spesso sono attratte dal cibo facile che le persone mettono a loro disposizione, anche se non sono adatte alle loro esigenze nutrizionali, anzi, può rivelarsi estremamente dannoso.

Inoltre, c'è anche un risvolto etico: animali abituati al contatto con l'essere umano imparano che in contesti antropici trovano più facilmente le risorse di cui hanno bisogno e in molti casi non riescono più ad allontanarsi dall'uomo.

I gufi della Virginia pur essendo allevati e addestrati da secoli, restano animali selvatici con scarsa propensione alla socialità, al contrario di animali domestici come cani e gatti che hanno instaurato un rapporto di coevoluzione con la nostra specie.

L'habitat dei rapaci e di tutti i selvatici dovrebbe essere sempre quello naturale, l'unico in grado di appagare le loro esigenze di specie. Non è possibile sapere se Johnny sarebbe stato effettivamente in grado di procurarsi il cibo da solo sul lungo periodo, ma in questo periodo gli è stata tolta ogni possibilità.

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