Dal 2 novembre non si sa nulla di Ahoo. Perché questa storia infastidisce certi circoli di sinistra?
Non una di meno. Questo slogan scivola sul destino di Mahla Daryaei, conosciuta come Ahoo. La ragazza apparsa in slip e reggiseno nei corridoi e nel piazzale dell'università di Teheran non piace alla sinistra anti occidentale. Non piace quello che rappresenta. È propaganda americana, occidentale, un chiaro segno di islamofobia. Quando in Veneto organizzano una manifestazione a favore di Ahoo c'è chi parla di strumentalizzazione leghista e fascista. Tutto il resto non conta.
Il resto è una donna di quasi trent'anni, con due figli piccoli, che studia filosofia della scienza e è troppo testarda per sottomettersi. Si è spogliata come segno di rivolta contro il regime. È rinchiusa in isolamento in un ospedale psichiatrico. Non è pazza ma faranno di tutto per farla impazzire. La realtà è che dal 2 novembre non si sa più nulla di lei. Perché questa storia infastidisce certi circoli di sinistra? La risposta si trovai in un articolo della sociologa Patrizia Cecconi. Il titolo è fedele al contenuto: «Il gregge e la montatura islamofobica della ragazza iraniana in bikini». Ahoo è bella, Ahoo funziona. La tesi è che la storia puzza di propaganda.
«Possibile che non sia venuto in mente che la povera Ahoo Daryaei possa essere utilizzata per iniziare il passaggio tipico delle cosiddette rivoluzioni colorate miranti al regime change deciso dalla super potenza Usa?».
Il regime degli Ayatollah non cadrà per mano americana. Washington non ne ha la forza. Se cade è perché nessuna dittatura può far passare, per troppo tempo, le donne iraniane per pazze.