Libano, Israele bombarda le sedi della “banca di Hezbollah”: sostiene l’economia fiaccata dalla crisi, per Tel Aviv finanzia il terrorismo

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 sostiene l’economia fiaccata dalla crisi, per Tel Aviv finanzia il terrorismo

Decine di uffici” bombardati “nelle aree di Beirut, nel sud del Libano e nel profondo del territorio libanese”. In ogni angolo del paese in cui Al-Qard al-Hassan abbia una sede. Israele ha messo nel mirino l’associazione che secondo la sua intelligence “finanzia le attività terroristiche di Hezbollah” contro lo Stato ebraico.

Quando, alla fine del 2019, è iniziata la crisi finanziaria, molti risparmiatori si sono visti bloccare di fatto i propri risparmi in dollari dalle banche presso le quali avevano un conto corrente. Nel corso degli anni, però, molti libanesi hanno aperto un contro presso uno degli uffici di Al-Qard al-Hassan sparsi per il paese. Lì, a differenza di quanto accade a depositare negli istituti commerciali tradizionali, i conti non fruttano alcun interesse. Ma quando gli altri hanno smesso di erogare, la “banca di Hezbollah” ha continuato a farlo.

Nato nel 1982, il gruppo sciita la definisce “un’associazione finanziaria senza scopo di lucro” creata per “migliorare la coesione sociale e la cooperazione” con la missione di fornire prestiti a prescindere dalla religione o dall’etnia del richiedente. Intervenendo nella peggiore crisi economica della storia moderna del Libano che ha indotto la maggior parte delle banche a smettere di concedere prestiti, con la domanda di valuta forte che resta elevata e il valore di quella locale che precipita, il Partito di Dio dà respiro, e spesso fornisce un’ancora di salvezza, a cittadini e imprese garantendo piccoli prestiti fino a 5 mila dollari senza interessi che consentono di pagare le tasse, sposarsi, comprare un’auto o aprire una piccola attività.

Per ottenere il micro-finanziamento il cliente deve presentare una garanzia in oro o portare un garante. Ottenuto il prestito, quest’ultimo viene rimborsato in rate fino a 30 mesi senza interessi perché le regole dell’Islam lo proibiscono, al termine dei quali la garanzia viene restituita. In una delle circa 30 “filiali” del paese, i clienti possono anche aprire conti per depositare denaro, che viene poi utilizzato per finanziare i prestiti. Negli anni l’associazione è diventata è uno degli strumenti con cui Hezbollah consolida il suo sostegno tra la popolazione sciita. Al punto che negli ultimi anni la “banca” ha visto aumentare i propri clienti, nonostante sia sottoposta a sanzioni da parte del Dipartimento del Tesoro Usa dal 2007: secondo Alma Research and Education Center, think tank vicino all’esercito e ai servizi di Tel Aviv, nel 2021 Al-Qard al-Hassan aveva oltre 200mila utenti su 5,4 milioni di cittadini libanesi.

Per Tel Aviv Al-Qard al-Hassan è uno strumento nelle mani dell’Iran. Illustrando i bombardamenti di questa notte in un briefing con i giornalisti, un alto funzionario dell’intelligence ha affermato che la banca opera indipendentemente dal sistema finanziario libanese e non è sottoposto alla supervisione del governo o della banca centrale. Secondo i servizi israeliani, la banca di Hezbollah riceve ogni anno centinaia di milioni di dollari da Teheran e svolge un ruolo chiave nel finanziamento delle operazioni del gruppo. Anche i depositi dei correntisti, sostiene Tel Aviv, vengono utilizzati da Hezbollah per finanziare le proprie attività terroristiche, “compresi l’acquisto di armi e i pagamenti agli agenti”, che avvengono in dollari mentre i dipendenti dello Stato, tra cui i soldati dell’esercito regolare, ricevono lo stipendio in sterline libanesi, che dall’inizio della crisi nel 2019 hanno perso circa l’80% del loro valore.

Non è la prima volta che l’ente finisce nel mirino. A fine 2021 un collettivo di hacker noto come “Spiderz” aveva reso noto di essersi introdotto nei suoi sistemi informatici, pubblicando le identità di alcuni clienti e i filmati delle telecamere di sicurezza di alcune filiali. Al-Qard al-Hasan aveva confermato che a fine dicembre si era verificato un cyberattacco, definendolo “parziale e limitato”. Durante la seconda guerra del Libano, Israele aveva già colpito alcune sedi, senza che il servizio risentisse in maniera sensibile degli attacchi. Ora è tornato a metterle nel mirino. L’obiettivo: “Degradare le infrastrutture terroristiche di Hezbollah, le sue capacità militari e la capacità di ricostruirsi“.

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