Per la difesa nessun taglio. Anzi, la bellezza di 3,8 miliardi di fondi freschi. La manovra che per il 2025 concede solo 1,3 miliardi aggiuntivi alla sanità, incrementa le pensioni minime di 3 euro al mese, chiede sacrifici agli enti locali, non fa nulla per l’emergenza abitativa e taglia drasticamente il fondo automotive lasciando increduli sindacati e imprese è molto generosa solo su un fronte: la spesa per missioni internazionali, armamenti, nuove fregate e nuovi programmi tecnologici per la difesa aerea. Se durante il consiglio dei ministri che ha approvato il ddl di Bilancio “la delusione era diffusa tra i colleghi”, come ha raccontato il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti, leggendo le tabelle con i rifinanziamenti il ministro Guido Crosetto deve aver ritrovato il sorriso.
Come hanno notato su lavoce.info Massimo Bordignon, Leonzio Rizzo e Riccardo Secomandi confrontando i numeri del Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles con i contenuti dell’articolato della manovra e gli stati di previsione dei ministeri, “la voce degli stanziamenti “per la sicurezza e per gli eventi calamitosi” passa dai 2,19 miliardi del Dpb ai 4,83 nella legge di bilancio”. E a fare la parte del leone sono appunto le spese per difesa e dintorni. Ma dove finiscono nel dettaglio quelle risorse?
La prima voce che lievita è quella relativa alle missioni internazionali, il cui finanziamento finora rinnovato di manovra in manovra diventa strutturale in ossequio alle regole del nuovo Patto di stabilità europeo. Per le 36 missioni a cui partecipano fino a 11mila operativi italiani – da quella di assistenza militare a sostegno dell’Ucraina all’Unifil in Libano fino a quelle di assistenza e supporto in Libia e Niger – arrivano 1,27 miliardi aggiuntivi nel 2025 (che portano il totale a 1,34 miliardi) e 1,57 miliardi a regime, dal 2026. La variazione della dotazione del fondo, che sta in pancia al Mef, è “permanente“. Cioè quei soldi saranno garantiti ogni anno per sempre.
Crosetto incassa poi una dote invidiabile, e garantita fino al 2039, per uno dei programmi chiave del suo ministero: la Pianificazione dei piani di ammodernamento e rinnovamento degli armamenti, ricerca, innovazione tecnologica, sperimentazione e procurement militare. Le spese di investimento per quel capitolo salgono di 1,5 miliardi all’anno a partire dal 2025. Sommando le risorse già disponibili a legislazione vigente si arriva l’anno prossimo a 2,6 miliardi, più dell’aumento di fondi previsto per la sanità. Nel 2026 lo stanziamento salirà a 2,8 miliardi per toccare i 3 miliardi nel 2027. Altri 136 milioni nel 2025, 214 nel 2026 e 112 nel 2027 sono previsti, in forma di riprogrammazione, per portare a quota 1 miliardo di euro l’anno il fondo dedicato al rinnovamento dei mezzi della Marina: si tratta in particolare di nuovi cacciatorpedinieri Ddx.
Altre risorse per il comparto arrivano dalla missione Interventi in materia di difesa nazionale che fa capo al ministero delle Imprese di Adolfo Urso: mentre sfila oltre 4,6 miliardi dal fondo destinato a incentivi alla domanda e riconversione della filiera dell’automotive, come anticipato dal fattoquotidiano.it la manovra rimpingua infatti con 932,4 milioni per il 2025, 1 miliardo per il 2026 e 1,2 miliardi per il 2027 la voce “innovazione del sistema produttivo del settore dell’aerospazio, della sicurezza e della difesa”. Che lievita così, considerando i soldi già previsti, a 2,9 miliardi, 3 e 3,28 miliardi rispettivamente nei prossimi tre anni.
A guadagnarci sono innanzitutto i Programmi tecnologici per la difesa aerea nazionale, a cui vanno 430 milioni in più nel 2025 (per un totale di 685,7) e poi oltre 400 milioni l’anno fino al 2039: sotto quel cappello ricade la partecipazione dell’Italia al programma di sviluppo dei velivoli da combattimento Eurofighter Typhoon. Oltre 300 milioni l’anno (325 nel 2025) saranno invece destinati al proseguimento del programma Fremm, il più ampio progetto di cooperazione navale in ambito europeo per la costruzione di fregate di nuova generazione con sistemi di combattimento. In aggiunta 157 milioni di rifinanziamento per il 2025, 192 per il 2026, 245 per il 2027 e 1 miliardo dal 2028 al 2039 andranno ai contributi ventennali al settore marittimo – difesa nazionale.
Tenendo conto degli effetti finanziari del ddl di Bilancio, le risorse complessive dedicate a sicurezza e difesa del territorio saliranno nel 2025 a 30,8 miliardi. L’obiettivo caro a Crosetto e Giorgia Meloni di portare le spese per la difesa al 2% del Pil, come previsto per i Paesi che aderiscono alla Nato, non è ancora raggiunto. Ma la manovra che impone risparmi per oltre 5 miliardi agli altri ministeri lo avvicina.