Mattarella striglia Landini e rilancia la concertazione. "Lo scontro non è valore"

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Il presidente: "Il dialogo e l'ascolto hanno fatto progredire il nostro Paese"

Mattarella striglia Landini e rilancia la concertazione. "Lo scontro non è valore"

Cosi non va, ragazzi. Non funziona, non porta nulla di buono, anzi, semmai porta molti «pericoli». L'allarme di Sergio Mattarella, felpato come nel suo stile, ma netto nella sostanza. La preoccupazione del presidente per questa sfiducia «diffusa», per il clima di «scontro» politico e sociale che si respira, forte, dopo gli ultimi scontri di piazza. «Avvertiamo i timori che attraversano la nostra società e talvolta oscurano il futuro». Il fastidio per i toni che si sono impennati, forse, chissà, anche per le parole di Maurizio Landini che ha giustificato la rivolta sociale. «Il dialogo - spiega il capo dello Stato - non è un inciampo o un rito. È l'essenza di una democrazia».

Mattarella è sul palco della Confesercenti, si parla di consumi che crollano e di concorrenza sleale sul web, ma l'attenzione è concentrata tutta sulla fragile e delicata dialettica sindacale. Il Quirinale prova a rimettere «la concertazione» al centro. «Il confronto, la collaborazione tra i diversi livelli di governo e le associazioni di categoria è sempre da ricercare. Aiuta a definire interventi efficaci nei vari contesti, a conciliare gli interessi in gioco». Insomma vedersi, parlarsi.

Ma, appunto, per parlarsi bisogna essere almeno in due e in questa fase il segretario della Cgil si sta spendendo più come politico che come sindacalista. E mentre la Confindustria aspetta di dialogare, Landini sembra aver scelto il governo come controparte. «La rivolta sociale? Significa non voltarsi dall'altra parte rispetto alle disuguaglianze e mettersi insieme per cambiare le cose». E gli scontri per le strade? Gli agenti di polizia aggrediti? «Oggi chi sta fomentando la situazione è l'esecutivo con la sua logica autoritaria. Quando le persone scendono in piazza e si ribellano contro le ingiustizie nessuno dovrebbe averne paura, perché conflitto e mediazione sono il sale della democrazia».

E qui certamente il capo dello Stato non può essere d'accordo, se non sul concetto di mediazione, anche se per negoziare toccherebbe almeno ascoltarsi. Infatti nel suo discorso il presidente usa tutt'altro linguaggio. «Il ruolo dei corpi intermedi, la concertazione tra le parti sociali e le istituzioni consentono di raggiungere punti di equilibrio e di costruire il futuro». Non le botte, non i bastoni. «Gli strumenti che hanno consentito all'Italia di progredire sono il dialogo e l'ascolto».

Vale per i partiti, vale per i poteri dello Stato sempre in linea, vale evidentemente pure per i sindacati. Mattarella appare inquieto. I suoi appelli alla calma si ripetono e non sempre vengono ascoltati. «Si colgono talvolta spinte a considerare un valore la rottura e lo scontro, quasi che il progresso non passi invece attraverso la coesione e la partecipazione». Dunque, la concertazione, parola che suona male, concetto diventato difficile da assimilare. E non si tratta di procedure barocche, di formalità per una photo opportunity. «L'intelocuzione - scandisce il presidente - non è un fastidio o una ritualità, e l'esplicarsi della democrazia di un Paese, della vita di una comunità non di sudditi bensì di cittadini consapevoli».

Quindi finiamola con gli scontri. Della violenza non ne parliamo nemmeno. «Le articolazioni sociali e professionali sono decisive per dare un nuovo slancio allo sviluppo e a mantenere la coesione della società». Parlarsi.

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