Matteo Berrettini o Lorenzo Musetti: chi sarà il secondo singolarista a Malaga? Le scelte di Volandri per tentare il bis in Coppa Davis

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Fugato (quasi) ogni dubbio, ora c’è anche l’ufficialità: Filippo Volandri ha scelto la squadra che volerà a Malaga per provare a bissare il successo dello scorso anno in Coppa Davis. Oltre a Jannik Sinner, fresco vincitore delle Nitto ATP Finals, a Torino, e numero uno italiano e del mondo, la decisione è ricaduta su Lorenzo Musetti, Matteo Berrettini, Simone Bolelli e Andrea Vavassori. Scelte che rispecchiano l’andamento di una stagione storica per il tennis e per lo sport italiano. Certo, sarebbero potute essere diverse: mancano, infatti, Matteo Arnaldi e Lorenzo Sonego, presenti invece nel 2023, e Flavio Cobolli, protagonista di un exploit che lo ha visto passare dalla 101esima posizione del ranking mondiale di inizio anno alla 32esima attuale.

Ma Musetti e Berrettini danno garanzie: sarà per la maggiore esperienza, sicuramente anche per i numeri di una stagione molto importante per entrambi. Sta di fatto che Volandri ha avuto a disposizione un roster al completo, diversamente dallo scorso anno, periodo in cui mancava il tennista romano, infortunato e lontano anni luce dalla sua condizione ideale. Quando mancano poche ore al debutto italiano a Malaga, giovedì 21 novembre, alle 17, contro la temibile Argentina, il coach azzurro dovrà fugare pure l’ultimo dubbio, ovvero chi giocherà oltre a Sinner: Musetti o Berrettini?

Numero 2 d’Italia
Se, da un lato, il nome del primo singolarista è certo, a meno di incredibili stravolgimenti di scenario, dall’altro, invece, è ancora in dubbio chi sarà il primo a scendere in campo e quindi il secondo in ordine di ranking. Entrambi, Musetti e Berrettini, si sono dimostrati all’altezza della convocazione nonostante una stagione tutto sommato altalenante, in cui è sicuramente mancata la continuità, chi per un motivo, chi per un altro.

Musetti ha salutato l’ultimo Masters 1000 di Parigi in fretta e furia: una delusione, arrivata al primo turno per mano del tedesco Struff, che ha di fatto oscurato in parte le alte aspettative che si erano create a metà stagione, quando proprio nella capitale francese, il carrarese aveva festeggiato, tra sorrisi e flash delle fotocamere, con al collo una luccicante medaglia di bronzo olimpica. Ma quello del Philippe Chatrier sarà l’ultimo squillo stagionale del carrarese. Prima e dopo, le tante difficoltà di un percorso di maturazione necessario per abbattere il muro di un risultato già di per sé impensabile per un tennista azzurro fino a una decina di anni fa, ovvero la 17esima posizione nel ranking mondiale che oggi occupa l’italiano.

Anche Berrettini è stato estromesso dal torneo parigino al primo turno, contro l’australiano Popyrin (che potrebbe essere suo avversario anche a Malaga). D’altro canto, però, è anche tornato a ruggire: tre i trofei vinti in stagione, più di Djokovic, Medvedev, Zverev, Ruud e tanti altri che navigano le prime posizioni del tennis mondiale. Sprazzi di gioco da ex numero sei al mondo: così il tennista romano è passato dalla posizione 154 alla 35 della classifica Atp in meno di sei mesi. Prima di aprile, però, il vuoto, dovuto al recupero dall’infortunio che costringeva Berrettini ai box dal 2023. Poi, le vittorie a Marrakech, Gstaad e Kitzbuhel hanno segnato la rinascita del tennista romano. Ma The Hammer forse è mancato, anche lui, nel finale di stagione, a causa degli ormai consueti acciacchi fisici che hanno negato al tennista romano quella continuità che invece è stata la chiave del suo ingresso in top 10 nel 2021.

Lo stesso anno in cui maturò per la prima volta l’idea di un trio potenzialmente devastante, un sogno proibito che non è mai stato realizzato, almeno fino ad oggi: avere a disposizione, contemporaneamente, Musetti, Berrettini e Sinner.

Fattori a confronto
Saranno tanti i fattori che aiuteranno Volandri a sciogliere ogni nodo: dalla superficie agli avversari, così come le caratteristiche di gioco dei due tennisti e i rispettivi precedenti in maglia azzurra. Quest’ultimo punto è praticamente un tête-à-tête, perché entrambi hanno dimostrato di saper brillare quando indossano lo stemma tricolore: Musetti alle Olimpiadi, torneo in cui ha superato innumerevoli difficoltà (su tutte il tedesco Alexander Zverev, oggi numero due al mondo) grazie a una tenacia senza precedenti, Berrettini alle qualificazioni di Coppa Davis a Bologna, dove si è preso le sue responsabilità da leader e ha guidato un gruppo di giovanissimi fino all’ultimo atto di Malaga.

Quanto alla superficie, il cemento, nessuno dei due si può dire uno specialista: sono altri i campi che entrambi hanno dimostrato di prediligere (il carrarese la terra battuta, il romano brilla su erba). E sebbene sia Musetti a contare un trofeo su cemento (a Napoli, nel 2022, peraltro in finale contro Berrettini), superficie in cui il classe 1996 non hai mai alzato coppe a livello Atp, a favorire Berrettini sono i risultati negli Slam sui campi duri, con la semifinale raggiunta agli Australian Open e agli US Open. Su un campo veloce, come quello di Malaga, forse la potenza dei colpi può essere un fattore determinante dal punto di vista del servizio, colpo prediletto di Berrettini, più che nello scambio, dove invece è Musetti ad avere una maggiore varietà. Anche il fatto di scendere in campo per primi sarà decisivo: toglie un po’ di pressione (che poi andrà sulle spalle di Sinner) e consente a chi sarà in campo di palleggiare con più serenità, fattore, questo, che potrebbe favorire la maggiore qualità del carrarese. Ma l’aspetto decisivo sarà quello legato alla forza mentale: quando si gioca per la maglia azzurra il senso di responsabilità aumenta, perché non si gioca più solo per se stessi, ma per un popolo, che forse favorisce di più il romano, con il servizio pronto a toglierlo da possibili guai. E in questo sarà fondamentale il giudizio di Volandri, le cui scelte, in passato, si sono rivelate decisive, a partire dal doppio improvvisato Sinner-Sonego che ha segnato la trionfale cavalcata italiana nella Davis Cup vinta lo scorso anno.

Sulla condizione fisica, invece, quella di Berrettini resta un punto interrogativo, ed è innegabile. Nonostante abbia mostrato il suo enorme potenziale lungo tutto l’anno, i vari infortuni, per quanto non fossero gravi, hanno comunque condizionato la sua stagione, mentre Musetti, fisicamente, sembrerebbe dare più garanzie. Va comunque detto che le Finals di Coppa Davis sono un torneo breve e molto intenso, destinato a concludersi in pochissimi giorni. E in questo caso l’ex finalista di Wimbledon ha un vantaggio: se in forma, può diventare inarrestabile. Lo dimostra il rapporto vittorie/sconfitte della stagione: Berrettini è al 71%, con 30 partite vinte su 42 (è settimo in questa speciale classifica), con Musetti il dato scende al 58%, 40 vittorie e 28 sconfitte.

Stando agli avversari, infine, i precedenti tra i nostri azzurri e i possibili avversari sorridono all’Italia. Escludendo lo 0-1 di Musetti contro l’americano Tommy Paul e l’australiano Popyrin, i singolaristi italiani hanno un record positivo contro gli analoghi di Argentina, Australia o Stati Uniti, ovvero le avversarie da sconfiggere per raggiungere la finale. Arrivati lì, sarebbe suggestiva una sfida contro la Spagna di Carlos Alcaraz (chiamata comunque a superare le rivali presenti nella parte bassa del tabellone): potrebbe essere Rafael Nadal, verosimilmente all’ultima partita in carriera, l’ultimo ostacolo da superare per uno tra Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti.

In ogni caso, Volandri potrà decidere di volta in volta chi mandare in campo, valutando quindi in base all’avversario e allo stato di salute quale dei due singolaristi schierare per primo. Nonostante i tanti dubbi sulla scelta, dunque, una cosa è certa: come l’anno scorso, quando furono alternati Arnaldi e lo stesso Musetti, il capitano italiano avrà a disposizione due pezzi da novanta per l’assalto alla seconda Insalatiera consecutiva. Una scelta difficile, sì, ma che renderebbe felice qualsiasi allenatore.

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