Milano, la mostra più corta di sempre. Di nuovo a rischio sfratto il Museo su Leonardo, il sesto della città. “Mi chiesero di non parlare”

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Cronaca

Milano, la mostra più corta di sempre. Di nuovo a rischio sfratto il Museo su Leonardo, il sesto della città. “Mi chiesero di non parlare”

| 14 Novembre 2024

La mostra più breve nella storia di Milano. Il Museo e centro studi su Leonardo da Vinci, a due passi da Palazzo Marino sede del Comune, ha presentato oggi la mostra “Il cavallo, il mazzocchio e il volto del Maestro” con tre disegni in prestito dall’Ambrosiana e la ricostruzione del disegno geometrico, con la supervisione di Martin Kemp, professore emerito della Oxford University e consulente scientifico del museo. Ma la notizia è un’altra: la mostra appena inaugurata potrebbe infatti chiudere nel giro di quattro giorni, il 18 novembre. Lo annuncia così il fondatore del museo privato Massimo Lisa: “Ieri sera alle 18:10 l’Amministrazione comunale ha comunicato l’annullamento di una determina del dicembre dello scorso anno che ci garantiva una certa continuità”. Racconta che dopo 11 anni gli appetiti intorno allo spazio del comune da cui hanno rischiato di essere sfrattati già un anno fa si sono fatti sempre più forti, tanto che l’impegno assunto allora a trovare una soluzione con un nuovo bando che vincolasse l’assegnazione a un’attività museale sarebbe stato cancellato insieme a questo presupposto, che a suo dire apre ora a qualsiasi utilizzo commerciale: ristoranti, negozi etc. Con conseguente chiusura del museo.

Il Fatto aveva già raccontato questa storia di spazi di pregio in concessione in Galleria e della guerra di carte bollate attorno a 10 metri quadri di suolo pubblico in concessione che permettono ai visitatori del museo di accedervi. Il punto verte ancora sul fatto che il museo, che è privato, non ha un contratto con il Comune bensì con l’albergo Vik Galleria in via Silvio Pellico (600 euro a notte), la cui concessione demaniale è in scadenza e non ha alcuna delle caratteristiche utili a chiedere una proroga o una dispensa rispetto all’asta pubblica, cioé il valore di “bottega storica” (con più di 50 anni) e quello identitario e culturale. E d’altra parte c’è un tema che chiama in causa la giunta di Palazzo Marino, la scelta cioé di continuare a massimizzare i canoni dei preziosi spazi nel salotto buono di Milano o di adibirli almeno in parte a luoghi di politica culturale; di stabilire in pratica se anche gli ultimi spazi in Galleria debbano diventare store e vetrine del lusso, alberghi a cinque stelle o mantenere un presidio turistico e culturale che ha dimostrato di avere un forte richiamo.

Dopo un anno la questione sembra riemergere, senza soluzione. Massimo Lisa ricorda “un anno fa era venuta una funzionaria del Demanio, ha girato per le sale e invece di farci i complimenti perché abbiamo realizzato un museo che con 280mila visitatori è il sesto di Milano, che è privato e non prende alcun contributo pubblico e versa mezzo milione di canone l’anno, che da lavoro a 25 famiglie, ecco mi dice chiaro e tondo “noi questi spazi ce li dobbiamo riprendere e mettere a bando”.

Il comune ne ha diritto, è suo. A dicembre viene così approvata una determina che concedeva tempo e fissava i termini di un bando con destinazione museale, dice Lisa. “Ci avevano chiesto di non parlare più con la stampa e ci avevano accordato una soluzione ponte che in vista del bando, cui avremmo concorso, ci consentiva di rimanere in questi spazi dando un minimo di continuità all’attività, con l’autorizzazione a rimanere fino all’aggiudicazione”. Lisa spegne i riflettori, come richiesto, ma un anno dopo si ritrova da capo, con la comunicazione che per lui equivale a un preavviso di sfratto dopo 12 anni. “Questa pec nega questa possibilità perché annulla la determina precedente e ci nega il permesso di occupazione del suolo pubblico. Potremmo dover chiudere lunedì 18 novembre, nel migliore dei casi entro l’anno”.

Il tema che agita è più politico che tecnico-amministrativo. “Abbiamo avuto la medaglia di Napolitano, il patrocinio ininterrotto finora, sfilate di assessori alla cultura, il presidente del Consiglio Comunale. Settimana scorsa da questi microfoni Attilio Fontana ha detto che un museo come questo è una ricchezza per la Regione. “Io chiedo alla parte elettiva di questa città al Sindaco e agli assessori al Consiglio comunale di esprimersi e prendere anche una posizione politica, e dire se vogliono far chiudere questa attività dopo dodici anni che non costa un euro al contribuente, ed è l’unico così in Italia”. Attorno a quello spazio, ovviamente, c’è molto appetito. Nel 2019 la società “Duomo 21 lounge&event” Srl si era aggiudicata, unica proponente, il bando per la gestione dei 2mila mq di spazi ai piani quarto e quinto di Piazza Duomo 21, con la Sala dell’Orologio e la terrazza panoramica, oltre che il percorso turistico che si snoda lungo le coperture, denominato “Highline
Galleria”, ad oggi inutilizzato.
La decisione se rendere commerciale la Galleria o tenervi un museo (e quale) è il tema che l’imprenditore rimette alla giunta e al sindaco.

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