Il Mostro di Firenze è protagonista del gioco di società ‘Merendopoli’ in vendita su Instagram. Il legale Vieri Adriani dei familiari delle vittime: “Siamo caduti veramente in basso”. La verità sul caso di cronaca? “Non la conosceremo mai”, ammette.
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"Rivivete insieme ai vostri amici la vicenda giudiziaria che ha sconvolto l'Italia per quasi 20 anni e mai del tutto risolta. Aggiudicatevi le piazzole, sistemate i vostri appostamenti, evitate di pagare troppe spese legali e danni morali, ma soprattutto state lontani dal carcere di Sollicciano". È questo il claim di ‘Merendopoli‘, il gioco in scatola ispirato ai processi di Pietro Pacciani e i “compagni di merende” noti ai più per i delitti del cosiddetto ‘Mostro di Firenze‘.
Un'iniziativa che sta facendo chiaramente discutere e che non è piaciuta a Vieri Adriani, avvocato di parte civile per i parenti di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, la coppia francese uccisa nel settembre del 1985 a Scopeti di San Casciano: cioè, le ultime vittime accertate del Mostro.
"Una trovata deplorevole", l'ha definita l'avvocato all'Adnkronos. "Siamo caduti veramente in basso. Sono morte persone in circostanze orrende, giovani che avevano tutta la vita davanti a sé. Creare un gioco da tavolo sul Mostro è come fare un gioco sulla strage di Bologna: si tratta di una vera e propria strage che ha visto morire 16 persone. Vedo una mancanza completa di educazione e buon gusto" dice.
Sulla scatola del gioco sono raffigurati i volti di alcuni dei protagonisti principali della vicenda processuale dei cosiddetti ‘compagni di merende': Pietro Pacciani, Mario Vanni, Giancarlo Lotti e Fernando Pucci. In basso a sinistra compare anche la scritta: "consigliato ai maggiori di 14 anni". Attualmente è vendita su Instagram.
"Non credo – prosegue l'avvocato Adriani – che ci possano essere iniziative di carattere legale su questo gioco, considerato anche che ormai le famiglie delle vittime si sono quasi del tutto ‘estinte'. I parenti rimasti sono disinteressati a questo caso e le persone che hanno subito un dolore così grande vogliono solo dimenticare".
L'avvocato è consapevole del fatto che la verità sul caso di cronaca che ha sconvolto la Toscana e l'Italia dal 1968 al 1985 è praticamente irraggiungibile: "Non la conosceremo mai. I parenti delle vittime sono rimasti sconcertati dal modo in cui si sono svolte le ultime due udienze. La magistratura fiorentina non è stata in grado di rintracciare i 17 fotogrammi conservati nella Nikon delle due vittime francesi e neppure di recuperare il testo di una relazione che i Ris di Roma avevano inviato in risposta ai quesiti formulati dallo stesso Pm sulla cartuccia rinvenuta nell'orto di Pacciani. Tutto perso".
I magistrati "hanno avuto un'opportunità grandissima nel 2013: hanno indagato e lasciato a se stesso Giampiero Vigilanti, finché non è morto. Devo dare atto al Pm Canessa che ci ha messo anima e corpo fino a che non è andato in pensione: ma dopo il suo pensionamento è finito tutto. La verità non la sapremo mai, possiamo dirlo senz'altro", conclude Adriani.