Motori termici, la partita del futuro dell’auto europea è ancora aperta

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A fine marzo dello scorso anno, il Consiglio UE adottava il regolamento sulla riduzione delle emissioni di CO2 per le nuove autovetture e furgoni. Dopo mesi di accese discussioni tra i capi di Stato europei veniva così approvato uno dei pilastri del Green Deal, sancendo il divieto di vendita dal 2035 per i nuovi veicoli che utilizzino combustibili climaticamente non neutri. Ovvero stop ai motori endotermici, che siano diesel, benzina, ibridi o alimentati da biocarburanti. 

Ai sensi del regolamento approvato, nel 2026 la Commissione europea dovrà valutare se, in virtù degli sviluppi tecnologici avvenuti, il motore elettrico sarà ancora il vettore considerato più adatto a raggiungere il target di abbattimento delle emissioni di CO2. Tale revisione potrebbe però essere ben più imminente. Già pochi minuti dopo la fine delle elezioni europee, sulla spinta del successo elettorale appena incassato, sono infatti tornate a farsi sentire le voci dei principali detrattori della strategia europea di decarbonizzazione dei trasporti. È il caso di Manfred Weber, leader del PPE – il gruppo politico con il maggior numero di seggi nel prossimo Parlamento europeo - il quale ha definito il ban al motore termico un errore, da ridiscutere il prima possibile.  

Una posizione che riflette quella del principale partito nazionale tra i Popolari europei, la CDU tedesca, che a fine maggio ha lanciato un sito web chiamato "Sì all'auto", dove gli utenti possono indicare se sono favorevoli alla revisione della scadenza del 2035 per la vendita di nuove auto a benzina o diesel. 

Anche al di fuori dello schieramento conservatore, si invoca la modifica della decisione europea in un’ottica di maggiore neutralità tecnologica. Il Rassemblement National Marine di Le Pen ne ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia nella campagna elettorale per le elezioni del 30 giugno. Non è poi un segreto che, nelle fila del nostro governo, da anni si combatte nei tavoli diplomatici europei per far escludere i biofuel dal ban europeo, in maniera affine a quanto fatto da Berlino con gli e-fuel. 

DISTRIBUZIONE DEL CIRCOLANTE DI AUTOVETTURE

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La volontà politica trova sponda nei dati sull’attuale composizione del parco circolante riportati nel grafico soprastante. Più del 95% delle autovetture in Italia (ma anche i Francia o Germania) è a combustione interna e un quarto è di classe Euro 3 o precedenti. A fronte di questi numeri, secondo le stime della Fondazione Caracciolo, anche dopo il 2035 il circolante italiano sarà composto per più del 50% da veicoli con motore termico. I biocarburanti potrebbero quindi svolgere un ruolo particolarmente importante nel percorso di decarbonizzazione dei trasporti, fornendo una soluzione a basse emissioni per le tecnologie esistenti, come sottolineato dalla Agenzia Internazionale dell’Energia.

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