Musk e la questione dei Paesi sicuri: tracotanza improvvisata o mossa calcolata?

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Paolo Hutter

Paolo Hutter

Giornalista, ambientalista

Diritti - 14 Novembre 2024

 tracotanza improvvisata o mossa calcolata?

L’offensiva del governo italiano sulla questione dei Paesi sicuri (di provenienza dei richiedenti asilo) assume proporzioni “planetarie” dopo la scesa in campo di Elon Musk. Non so se si sia trattato di una mossa calcolata o di una tracotanza improvvisata, ma in ogni caso si tratta di una uscita che rivela più di una intenzione inquietante.

Quando Musk dice “Il popolo italiano vive in democrazia. Prende le decisioni una autocrazia non eletta?” sembra proprio che voglia eliminare l’autonomia della magistratura. Effettivamente in Italia i giudici non sono eletti né dal popolo, né dal Parlamento, né dal governo. La magistratura è autonoma e separata, in omaggio alla tripartizione dei poteri. Negli Stati Uniti è almeno un po’ diverso, ci sono giudici che a seconda del ruolo e del livello sono eletti dai cittadini, dalle assemblee elettive, dal Presidente (Corte Suprema). E’ un modello sul quale i sentimenti popolari e/o governativi possono incidere di più.

Ma c’è anche una tradizione e una realtà di autonomia dei giudici Usa che li porta a prendere decisioni contro i potenti del momento e controcorrente. Forse è anche la relativa “autocrazia” dei giudici americani a entrare nel mirino di Trump/Musk, che del resto ha già asservito la Corte Suprema. La evocazione della democrazia non tragga in inganno. In questo caso per Musk la parola democrazia è sinonimo di “la maggioranza prende tutto”, anche il potere giudiziario. Del resto, in maniera più soft, è quello che dicono persino i “moderati” nostrani come Tajani e cioè che i giudici che non applicano il decreto del governo sui paesi sicuri invadrebbero un campo che deve restare politico. Cioè sottoposto ai voleri della maggioranza.

Ma il diritto e in generale i diritti sono tutelati dalla terzietà dei giudici, certo non infallibili ma perlomeno non costretti a rappresentare i voleri della maggioranza. Né della maggioranza politica del momento, né della maggioranza intesa come sentimento prevalente dell’opinione pubblica. I diritti sono tali se sono diritti di tutti, e in particolare delle minoranze.

E qui veniamo al contenuto, non casualmente scelto, dell’attacco alla magistratura. La definizione di paesi sicuri, i migranti. Si tratta di una questione che riguarda minoranze straniere, ben lontane dal diritto di voto, e ben vicine a rappresentare invece il capro espiatorio di tanta gente semplice, emotiva, ignorante. Più o meno la gente che ha fatto vincere Trump. E’ molto facile per i populisti di destra confondere la questione dei paesi sicuri con quella della cosiddetta accoglienza indiscriminata o addirittura con l’apertura delle frontiere.

Nella giurisprudenza europea (e di conseguenza italiana) almeno fino a questo momento, non si può definire paese sicuro quello in cui anche solo una parte della popolazione viene perseguitata e discriminata. E quindi non si può sottoporre a trattenimento e procedura accelerata chi viene da Egitto Bangladesh Tunisia e altri stati che per il governo Meloni sono sicuri, per i giudici (ovviamente) no.

Un aspetto fondamentale di questa vicenda, stranamente poco citato, è quello Lgbt. Caratteristica di tutti i paesi che il governo vuole definire sicuri, e i giudici no, è quella di penalizzare gli atti o anche le relazioni omosessuali. In tutte, ma proprio tutte, le sentenze che hanno rimesso in libertà i migranti provenienti da quei paesi si citano le leggi omofobiche o addirittura transfobiche. E’ il primo inoppugnabile fatto che li rende paesi insicuri. Certo, c’è tutto il resto di contorno, persecuzione di minoranze politiche, oppressione della donna e altro. Ma sarebbero tutti temi sui quali ci possono essere incertezze, aggiustamenti, oscillazioni. Le leggi anti Lgbt invece comunque restano, evidenti e inaccettabili.

Se Meloni vuole che i migranti provenienti, tanto per fare l’esempio più vicino, dalla Tunisia vengano trattenuti e subito messi sulla pista verso l’espulsione, forse farebbe meglio a costringere – pardon, convincere – il presidente Saied a togliere l’articolo omofobico del Codice Penale. Forse allora avrebbe qualche probabilità in più di trovare un giudice compiacente che consideri quindi la Tunisia paese sicuro. Invece ha scelto la strada di fare nuovi decreti ogni due settimane, per cambiare i collegi giudicanti monocratico, collegiale, tribunale senza appello, appello senza tribunale, cercando di mettere a soqquadro la magistratura.

Probabilmente non sapevate, e forse non lo sa neanche il nostro governo, quanto conti la questione Lgbt come metro di misura dei diritti umani. Quanto a Musk, probabilmente non gliene importa niente, gli interessa solo delegittimare in anticipo la magistratura, non si sa mai che qualcuno dei suoi finisca sotto inchiesta.

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