“Non si cede all’antisemitismo”. Dopo Amsterdam, Parigi conferma la partita con Israele. Ma la comunità è preoccupata: “Servono misure eccezionali”

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La partita di calcio della Nations League Francia-Israele si giocherà giovedì prossimo allo Stade de France di Saint-Denis come previsto: “La Francia non cede all’antisemitismo”, ha scritto stamattina su X il ministro dell’Interno Bruno Retailleau. Dopo gli scontri della scorsa notte a margine della partita di calcio tra Ajax e Maccabi Tel-Aviv, ad Amsterdam, in cui sono rimasti feriti dieci tifosi israeliani, presi a calci e pugni dalla folla, in Francia, dove gli atti antisemiti sono esplosi nell’ultimo anno e crescono le tensioni tra Parigi e Tel Aviv, ci si proietta all’incontro del 14 novembre.

Il governo ha già annunciato un dispositivo di sicurezza “senza precedenti” per una partita di calcio, con 26 squadre di agenti mobilitate intorno allo stadio, alle porte di Parigi, e negozi, bar e ristoranti chiusi sin dal pomeriggio. Misure così si sono viste solo per le Olimpiadi dell’estate scorsa, affermano fonti citate dalla stampa francese. A sinistra, La France Insoumise ha chiesto di annullare l’incontro. Il Rassemblement national, all’estrema destra, ha chiesto di “delocalizzarlo” in Corsica.

I fatti di Amsterdam non fanno altro che alimentare ancora di più le preoccupazioni della comunità ebraica in Francia. Un enorme telone “Free Palestina” era stato esposto dagli ultras parigini al Parco dei Principi prima dell’incontro di Champions League di mercoledì sera tra il Paris Saint-Germain e l’Atletico Madrid. Il ministro dell’Interno ha convocato Philippe Diallo, presidente della Federazione francese football, e Victoriano Melero, direttore generale del PSG, anche se la Uefa ha deciso di non sanzionare il club parigino perché il messaggio non è da considerarsi “provocatorio”.

Stamattina su BFM TV, Yonathan Arfi, il presidente del Crif, il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia, ha denunciato il “linciaggio di massa” di Amsterdam, ma anche espresso la sua “preoccupazione” per l’incontro della prossima settimana a Parigi: “Per principio rifiuto di cedere ai violenti. Che esempio daremmo se la partita fosse spostata o annullata? Va mantenuta, ma bisogna prevedere i dispositivi di sicurezza necessaria, anche nelle strade di Parigi. Il linciaggio di ieri sera non è avvenuto solo davanti allo stadio, ma anche negli alberghi dei tifosi israeliani, che sono stati anche umiliati in video. Vengono presi di mira non solo per il conflitto a Gaza, ma anche perché sono ebrei. È l’antisemitismo più triviale che riemerge e che richiama alla mente altre immagini”. In Europa gli ebrei non sono al sicuro”, ha aggiunto Robert Ejnes, direttore esecutivo del Crif.

In Francia, l’antisemitismo è esploso dall’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023: nei primi sei mesi del 2024, sono stati registrati 887 atti antisemiti, pari ad un aumento del 192% rispetto allo stesso periodo del 2023. Stando ad una nota di ottobre della DNRT, la Direzione nazionale dei servizi di intelligence regionali, che era stata consultata da Le Figaro, il 2024 sarà “un anno record”. La stessa nota conferma che la tendenza “sembra inscriversi sul lungo termine”. Un’inchiesta di Le Monde a settembre aveva a sua volta rivelato che, malgrado la guerra, 1.660 ebrei francesi hanno deciso di fare l’aliyah, cioè di lasciare la Francia per raggiungere lo Stato di Israele, tra il 7 ottobre 2023 e il 30 agosto 2024: il 50% in più rispetto allo stesso periodo del 2022-23. ma anche che sono sempre di più quelli che auspicano di partire: a fine agosto, 5.700 persone avevano aperto la pratica per l’aliyah presso l’Agenzia ebrea in Francia, ovvero il 338% in più rispetto al 2023.

Ad alimentare il clima di insicurezza degli ebrei francesi sono anche le crescenti tensioni tra Parigi e Tel Aviv. L’ultimo “incidente diplomatico” è scoppiato appena ieri, proprio durante la visita in Israele del ministro francese degli Esteri Jean-Noel Barrot, quando la polizia israeliana ha arrestato due gendarmi francesi al Santuario di Eleona, sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme, un sito che appartiene formalmente alla Francia. I due agenti sono stati rilasciati poco dopo, ma il ministero degli Esteri di Parigi ha convocato l’ambasciatore di Israele in Francia: “Questo attacco all’integrità di una zona posta sotto la responsabilità della Francia rischia di indebolire i legami che ero venuto a coltivare con Israele, in un momento in cui tutti abbiamo bisogno di fare progressi per una pace nella regione”, ha osservato Barrot.

Israele e Francia sono ai ferri corti da settimane, soprattutto da quando Emmanuel Macron denuncia apertamente i bombardamenti israeliani su Gaza e ha chiesto lo stop alla fornitura di armi ad Israele. A ottobre, quando i caschi blu erano rimasti feriti al confine tra Israele e Libano, durante i raid contro Hezbollah, Macron aveva ammonito il primo ministro Benyamin Netanyahu, ricordandogli che “il suo Paese è stato creato da una decisione dell’Onu”. Il presidente francese ha anche accusato implicitamente Israele “di seminare la barbarie” a Gaza, scatenando tra l’altro le reazioni delle istituzioni ebraiche in Francia: “Oltraggio e spreco – aveva osservato Yonathan Arfi -. Mai nella storia una democrazia ha accusato un’altra democrazia di seminare barbarie”. Per il Crif le parole di Macron alimentano in qualche modo il sentimento antisemita in Francia: “A quando parole per lenire e curare le ferite?”, aveva scritto in un comunicato.

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