Mondo
di Giusy Baioni | 21 Ottobre 2024
“Presidente Biden e vicepresidente Harris, se solo poteste vedere gli incubi che affliggono così tanti di noi da quando siamo tornati. Sogni di bambini menomati e mutilati dalle nostre armi e delle loro inconsolabili madri che ci imploravano di salvarli. Se solo poteste sentire le grida e le urla che le nostre coscienze non ci permetteranno di dimenticare. Non riusciamo a capire perché continuiate ad armare il Paese che sta deliberatamente uccidendo questi bambini in massa”. Un appello accorato, a tratti sconvolgente: sono le parole messe nero su bianco da 99 medici e infermieri statunitensi che hanno lavorato a Gaza nell’ultimo anno e che hanno scritto una lettera aperta indirizzata a Joe Biden e Kamala Harris. Una lettera che consegna all’opinione pubblica un numero spaventoso: secondo le loro stime, le vittime di un anno di guerra nella striscia non sarebbero oltre 42mila, bensì 119mila.
“Insieme, abbiamo trascorso 254 settimane di volontariato negli ospedali e nelle cliniche di Gaza. Abbiamo lavorato con varie organizzazioni non governative e l’Organizzazione Mondiale della Sanità – precisano all’inizio del messaggio – Molti di noi hanno un background di salute pubblica, oltre ad aver sperimentato il lavoro nelle zone umanitarie e di conflitto, compresa l’Ucraina durante la brutale invasione russa. Alcuni di noi sono veterani e riservisti. Siamo un gruppo multireligioso e multietnico. Nessuno di noi sostiene gli orrori commessi il 7 ottobre da gruppi armati palestinesi e individui in Israele”, sottolineano a scanso di equivoci perché tutto quanto segue è un atto di denuncia senza pari.
“Questa lettera e l’appendice mostrano evidenze probatorie che il bilancio umano a Gaza da ottobre è ben più alto di quello che si suppone negli Stati Uniti. È probabile che il bilancio delle vittime di questo conflitto sia già maggiore di 118.908, uno sconcertante 5,4% della popolazione di Gaza”. In proporzione, è come se in un anno fossero morti oltre 3 milioni di italiani. In un documento di 13 pagine allegato alla lettera, si trovano tutti i riferimenti documentali e scientifici che hanno portato a calcolare questo esorbitante numero: il computo ufficiale dei morti universalmente noto si riferisce ai corpi (identificati o senza nome) che sono stati portati negli obitori. Oltre a questi, però, sono stimate almeno 10mila vittime rimaste sepolte sotto le macerie dei tantissimi edifici bombardati: singoli o magari intere famiglie di cui si è persa traccia e di cui nessuno ha denunciato la scomparsa, i cui corpi forse non saranno mai recuperati. A questi vengono aggiunte altre morti direttamente causate dalla guerra, non per le bombe o i cecchini, ma per mancanza di cibo e cure. Morti che non ci sarebbero state in una Gaza con l’accesso alla sanità di base e ad alimenti e acqua pulita. Fra i riferimenti scientifici citati, spicca l’autorevole rivista The Lancet che addirittura ha stimato oltre 186mila vittime.
Nell’appendice si precisa che nei primi cento giorni dopo il 7 ottobre “le forze armate israeliane hanno ucciso oltre l’1% della popolazione di Gaza”: nessun altro conflitto nel ventunesimo secolo ha avuto “un impatto così devastante sulla popolazione in un così breve lasso di tempo”. Per trovare un parallelo altrettanto sanguinoso “è necessario andare al genocidio in Rwanda del 1994”. Sempre nell’appendice, un altro dato lascia ammutoliti: “Il tasso di bambini uccisi a Gaza dal 7 ottobre è 293 volte più alto di quelli uccisi in Ucraina nel 2022. Se supponiamo inoltre che statisticamente il 33% delle vittime non identificate siano bambini, la differenza è 353 volte più alta che in Ucraina. Nessun altro conflitto a memoria d’uomo ha ucciso un minimo assoluto dell’1% dei bambini in un solo territorio in undici mesi solamente di morte violenta. È come se negli Stati Uniti venissero uccisi 743.700 bambini, un’atrocità semplicemente inimmaginabile”.
Morte e distruzione. Sempre nell’appendice si aggiunge: “Quelli di noi che hanno potuto muoversi nella Striscia di Gaza concordano unanimemente che il livello di devastazione va oltre ogni descrizione. Questa distruzione di massa sarebbe stata impossibile senza la ripetuta fornitura di armi americane puramente offensive a Israele, in particolare migliaia di munizioni MK84 e MK82 che sono state usate su abitazioni e infrastrutture civili da aerei forniti dagli Usa che utilizzavano carburante fornito dagli Usa”. Secondo il Programma Onu per l’Ambiente, ciò ha fra l’altro prodotto almeno 39 milioni di tonnellate di macerie contaminate da ordigni inesplosi, inquinanti ambientali e resti umani. Secondo l’Onu, “la scala e l’intensità della distruzione a Gaza è ‘molto peggiore’ di quella di Aleppo, Mariupol o persino Dresda e Rotterdam durante la Seconda guerra mondiale”. L’esperienza maturata sul campo porta i sanitari a concludere che “questa sia la prova di diffuse violazioni delle leggi americane che regolano l’uso delle armi americane all’estero e del diritto internazionale umanitario. Non possiamo dimenticare scene di crudeltà insopportabile rivolte a donne e bambini a cui il nostro governo partecipa direttamente”.
Oltre ai numeri, poi, sui corpi dei pazienti visitati si trova la ferocia di questo conflitto: “Non ho mai visto ferite così orribili, su una scala così massiccia, con così poche risorse. Le nostre bombe stanno facendo a pezzi donne e bambini a migliaia. I loro corpi mutilati sono un monumento alla crudeltà”, “ogni giorno vedevo morire bambini. Erano nati sani. Le loro madri erano così malnutrite che non potevano allattare al seno, ma a noi mancava il latte in polvere o l’acqua pulita per nutrirli, così morivano di fame”, “ho visto così tanti nati morti e così tante morti materne che avrebbero potuto essere facilmente evitati se gli ospedali avessero funzionato normalmente”, “Gaza è stata la prima volta che ho tenuto in mano il cervello di un bambino. Il primo di molti”, sono solo alcune delle testimonianze.
C’è poi il dramma delle epidemie che si stanno diffondendo con una velocità che le rende incontrollabili: “Il continuo e ripetuto sfollamento da parte di Israele della popolazione malnutrita e malata di Gaza, di cui metà sono bambini, verso aree senza acqua corrente o anche servizi igienici disponibili è assolutamente sconcertante. Come conseguenza, tutto ciò ha provocato e provoca una morte diffusa per malattie diarroiche virali e batteriche e per polmonite, in particolare nei bambini sotto i cinque anni. Anche il temuto virus della polio è riemerso a Gaza a causa di una combinazione di distruzione sistematica delle infrastrutture igienico-sanitarie, diffusa malnutrizione che indebolisce il sistema immunitario e bambini che hanno perso vaccinazioni di routine per quasi un anno intero. Temiamo che migliaia di persone sconosciute siano già morte a causa della letale combinazione di malnutrizione e malattia e che decine di migliaia di altre moriranno nei prossimi mesi, specialmente con l’inizio delle piogge invernali a Gaza. La maggior parte di loro saranno bambini piccoli”. Piccoli vittime di quelle che i medici reputano essere anche delle esecuzioni da parte dei militari israeliani: “Chiunque di noi abbia lavorato in emergenza, terapia intensiva o chirurgia ha curato bambini pre-adolescenti colpiti alla testa o al petto con cadenza regolare o persino giornaliera. È impossibile che una tale diffusione di colpi d’arma da fuoco diretti a bambini in tutta Gaza, costante nel corso di un intero anno, sia accidentale o sconosciuta alle più alte autorità civili e militari israeliane”.
La lettera aperta si chiude con un appello a Biden e Harris, chiedendo un immediato cessate il fuoco che gli Stati Uniti possono ottenere immediatamente “semplicemente fermando le spedizioni di armi a Israele e annunciando che parteciperemo a un embargo internazionale sulle armi sia su Israele che su tutti i gruppi armati palestinesi. Sottolineiamo ciò che molti altri vi hanno ripetutamente detto nell’ultimo anno. La legge americana è perfettamente chiara su questo argomento, continuare ad armare Israele è illegale”.
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“L’esercito israeliano ha deliberatamente demolito una torre d’osservazione di Unifil in Libano. Violazione del diritto internazionale”