Pensioni minime e per i giovani, canone Rai, Bitcoin e web tax. Mentre cresce il pressing per prorogare i termini per aderire al concordato fiscale (l’obiettivo è riaprire i termini a fine novembre e chiuderli prima di Natale), l'esame della manovra, che entra nel vivo da lunedì, ovvero da domani con una serie di audizioni, ma già si intravedono molti possibili fronti aperti sui quali anche gruppi di maggioranza, Forza Italia e Lega in primis, potrebbero farsi sentire. L'input del governo è limitare gli emendamenti, anche perché ci sono appena 120 milioni a disposizione. Il ministro Giancarlo Giorgetti taglia corto. «Dobbiamo essere contenti - dice - di questa finanziaria perché riusciamo a confermare quello che è stato il grande successo nostro e cioè di avere fatto il taglio della famosa decontribuzione dei salari medio bassi fino a 35mila euro, che quest'anno addirittura aumentiamo fino alla soglia di 40mila euro, un patto di circa 16 miliardi».
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La strada
Secondo quanto filtra da ambienti di palazzo Chigi, «sono escluse modifiche sostanziali». Molto dipenderà dal gettito del concordato biennale che si è chiuso a fine ottobre. E per il quale ieri il vicepremier, Antonio Tajani, ha invocato una proroga dei termini parlando di «scelta di buonsenso». Se ci saranno fondi freschi a disposizione l'indicazione è quella di puntare all'abbattimento delle tasse, a partire dall'Irpef. E dall'aliquota del 35 per cento, da ridurre di due punti. Intanto, però, la Lega guarda a un ampliamento della platea della flat tax, Forza Italia vuole intervenire su sugar tax e ammorbidire il giro di vite sui bitcoin, ma nelle ultime ore si riaffaccia con energia soprattutto il tema pensioni. Con la legge di Bilancio l'esecutivo Meloni ha introdotto meccanismi per indurre i lavoratori a rinviare il riposo oltre i termini indicati dalle norme mentre, sul fronte dei prepensionamenti, ha prorogato Quota 103, Ape sociale e Opzione donna.
Le pensioni minime
Ma c'è un fronte caldissimo che si sta riprendendo: quello dell'aumento delle pensioni minime, che dal 2025 salgono del 2,2% a 617,9 euro: tre euro in più dai 614,77 attuali. Senza un'intervento sarebbero calate, scese a 604 euro, rivendica il governo. Ma molti partiti della maggioranza, Forza Italia in testa, spingono comunque per un ritocco fino a 620 euro. Dalla Lega, invece, si moltiplica la spinta per rafforzare la previdenza complementare e renderla più funzionale alla cosiddetta “copertura pensionistica” degli under 35. Sul tavolo c'è un dossier giovani che dovrebbe prevedere un intervento sul Tfr, non solo limitato a una nuova fase di silenzio-assenso ma anche misure per rendere meno ostico l’accesso al canale di uscita anticipata con almeno 64 anni d’età e 20 di versamenti. Con l’adozione del metodo contributivo i trattamenti pensionistici futuri dei giovani, in molti casi con carriere lavorative discontinue, si presenteranno modesti.
Ed è per questo motivo che il governo non esclude di offrire maggior peso al “secondo pilastro” anche nel tentativo di coniugare il percorso della previdenza obbligatoria con quello delle forme integrative.
In particolare, per i lavoratori interamente contributivi, ovvero per chi lavora dal 1° gennaio 1996, si sta valutando un raccordo tra le forme pensionistiche integrative e il sistema obbligatorio anche per rendere meno ostico l’accesso, come detto, al canale di pensionamento anticipato con almeno 64 anni e 20 di versamenti. Che è vincolato al raggiungimento di un importo minimo del trattamento, salito con l’ultima legge di bilancio ad almeno 3 volte quello dell’assegno minimo. Importo che si riduce a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per le madri con 2 o più figli.
Il meccanismo
Una soglia ora non facilmente raggiungibile, ma che lo diventerebbe assorbendo nel calcolo dell’importo dell’assegno la rendita della pensione integrativa. Un altro capitolo che potrebbe entrare nel vortice delle spinte parlamentari è quello delicatissimo della Sanità. La manovra stanzia 1,3 miliardi per il 2025 e risorse per i contratti. Rimandando tuttavia le 30 mila assunzioni (20 mila medici e 10 mila infermieri) al 2026. Per i sindacati non basta: si "conferma la riduzione del finanziamento rispetto a quanto annunciato", denunciano Anaao, Cimo e Nursing Up, che il 20 novembre incroceranno le braccia e scenderanno in piazza. Convincendo forse il governo a concedere qualche apertura. Molto più difficile la strada che porta a modifiche sul fronte Rai, che dovrà ridurre le spese per personale e consulenza. E niente ripensamenti per quanto riguarda il canone che, dopo un anno di sconto, dal 2025 torna a salire da 70 a 90 euro.