L'impressione è che non passeranno inosservate le parole di Pier Silvio Berlusconi su Striscia La Notizia. Pronunciate coi piedi di piombo, senza uscite sgradevoli nei confronti della squadra di Antonio Ricci, la cui lettura in controluce presta il fianco a un'interpretazione quasi scontata: Striscia non è più una certezza imprescindibile. L'amministratore delegato di Mediaset, in occasione dell'incontro annuale di dicembre con la stampa, ha detto la sua sullo stato del programma più longevo della storia di Mediaset, che vive un momento di difficoltà.
Le parole di Pier Silvio Berlusconi su Striscia La Notizia
"È innegabile che oggi Striscia sia in un momento faticoso. Con 37 anni di storia in passato è anche abbastanza normale, succede". Così Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mfe-Mediaset, commentando il calo di ascolti di Striscia la Notizia e rimarcandone l'effetto su tutta la struttura Canale 5: "È innegabile – ha proseguito – che sia molto faticoso partire con prodotti con un divario così importante rispetto alla concorrenza di Rai1. Io parlo con Antonio Ricci, abbiamo un ottimo rapporto. Sono fiducioso che lui trovi la strada per tornare a crescere".
Berlusconi ha quindi proseguito dicendosi ottimista e sottolineando che "in qualche modo con il cambio di conduzione è già successo nelle ultime due sere e quindi conto di continuare a lavorare con Ricci". A dispetto della visione positiva, Berlusconi pronuncia però parole che fanno riflettere, di atto mettendo in discussione l'imperturbabile presenza di Striscia La Notizia nell'access di Canale 5: "Poi in futuro chi lo sa: che in futuro ci possano essere anche degli altri prodotti, un'alternanza di prodotti come avviene nel preserale sia per noi che per la Rai, questo non lo escludo. Ma onestamente a oggi io conto sul lavoro che Antonio Ricci sta facendo per rialzare almeno di un po' i risultati di Striscia la Notizia".
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Sostituire Striscia, ma con cosa?
Se queste parole siano la premessa di un ragionamento già in corso su possibili alternative, è molto difficile da dire. Sostituire un programma in onda da 37 anni, d'altronde, farebbe tremare i polsi a chiunque. D'altronde la domanda sorge spontanea: sostituire Striscia La Notizia con cosa? E quel qualcosa riuscirebbe a garantire a Canale 5 i numeri sufficienti di cui Berlusconi parla per competere con Rai1 in quella fascia? Quello che Berlusconi ha davanti sembra essere il classico scenario in cui i tempi rendono inevitabile fare qualcosa, ma è molto probabile che qualunque cosa quel qualcosa sia si riveli sbagliato, claudicante, forse fallimentare. Quella di Striscia La Notizia è una storia che difficilmente può produrre eredi, la trasmissione è un'anomalia assoluta, un programma che si è imposto negli anni, cambiando molto poco, per forza della sua capacità di penetrazione nel tessuto culturale del paese. È evidente che la soluzione al problema, ammesso che di problema si possa parlare, richieda misure straordinarie e rischiose.
La messa in discussione di un modello che ha cambiato la Tv
È tuttavia curioso, forse ancor più significativo, che il momento di stagnazione di Striscia sotto il profilo degli ascolti non corrisponda effettivamente a una crisi di contenuti. Il tapiro sulla vicenda Mariotto, ad esempio, è testimonianza di come il Tg satirico di Ricci continui a produrre i suoi servizi distintivi e, in un certo senso, dettare la linea. Ad essere in discussione, sicuramente presso l'opinione pubblica e forse anche in Mediaset, sembra più che altro il modello Striscia. Efficacissimo ma fortemente divisivo, negli anni il programma ha inciso sulla società, sui linguaggi, sulla televisione e sul mondo dello spettacolo. Oggi, però, potrebbe non essere più attuale e a spingere verso un cambio di passo, più che le evidenze aritmetiche degli ascolti, potrebbe essere la necessità di una svolta editoriale dentro l'azienda. Non è escluso, infatti, che nella necessità di definire un nuovo corso, Pier Silvio Berlusconi veda proprio in Striscia un blocco imprescindibile da scardinare. Magari escludendo la soluzione traumatica, sbrigativa e per certi versi immotivata di una chiusura (visto che resta una macchina ben oleata e un marchio di enorme valore) ma iniziando ad avviare un lento processo di dismissione il cui incipit potrebbero essere proprio le parole pronunciate da Berlusconi in queste ore.
"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.