La nascita della nuova Commissione europea è ostaggio degli obiettivi politici del Partito Popolare spagnolo. Era difficile, fino a oggi, trovare una spiegazione diversa alla scelta del Ppe di appoggiare la guerra dichiarata dai suoi membri iberici alla commissaria designata da Pedro Sanchez all’Ambiente, Teresa Ribera, mettendo a rischio il secondo mandato di Ursula von der Leyen. Adesso, però, si ha una controprova della volontà dei Populares di arrivare al ritiro della candidatura della ministra spagnola: la soluzione all’enigma è nella riorganizzazione del calendario del Parlamento europeo. E la data da segnare in rosso è quella del 20 novembre.
Vista l’imboscata di Popolari e Conservatori a Ribera nel corso della sua ultima audizione e la loro minaccia di bocciatura, i Socialisti si sono difesi annunciando che avrebbero stoppato la corsa verso il Berlaymont dell’italiano Raffaele Fitto se non gli fosse stata revocata la vicepresidenza. “I Popolari hanno rotto l’accordo” di non belligeranza all’interno della nuova maggioranza Ursula, aveva dichiarato la capogruppo di S&D, Iratxe García Pérez, per spiegare la mossa della sua famiglia politica, facendo capire però che un ritorno agli accordi da parte dei Popolari avrebbe cancellato anche il loro veto su Fitto. Il Ppe, invece, da giorni cerca di addossare ai Socialisti la responsabilità di questo stallo a Bruxelles e di un eventuale fallimento dell’intesa che causerebbe una crisi politica senza precedenti in Ue.
Ma non sono le dichiarazioni bipartisan a chiarire come stanno le cose. Si deve invece guardare alle date. Come anticipato da Ilfattoquotidiano.it, per martedì 19 novembre era convocata la conferenza dei presidenti delle singole commissioni parlamentari incaricate di valutare i candidati e inviare la propria decisione motivata alla conferenza dei capigruppo, in programma per mercoledì 20, che avrebbe poi bollinato il tutto pubblicando le lettere di valutazione. Il personale europeo è stato però informato venerdì 15, come verificato da Ilfattoquotidiano.it, che “a causa della situazione generale, la conferenza straordinaria dei presidenti di commissione è stata rinviata”. Così il voto definitivo del Parlamento su tutto il pacchetto Commissione, previsto a Strasburgo per il 27 novembre, sembrava allontanarsi. Mancavano i tempi tecnici, dato che il regolamento parla chiaro: “Le lettere di valutazione delle commissioni sono trasmesse entro ventiquattro ore dal termine della procedura di valutazione – si legge – Le lettere sono esaminate dalla Conferenza dei presidenti di commissione e successivamente trasmesse alla Conferenza dei presidenti (o dei capigruppo, ndr). Salvo che decida di chiedere ulteriori informazioni, la Conferenza dei presidenti, previo scambio di opinioni, dichiara chiuse le audizioni e autorizza la pubblicazione di tutte le lettere di valutazione”. Senza le decisioni delle conferenze dei presidenti di commissione, quindi, quella dei capigruppo non può dichiarare chiuse le audizioni.
Ma nella mattinata di lunedì la situazione ha subito un nuovo capovolgimento. Secondo quanto appreso da Ilfattoquotidiano.it, il personale è stato informate che tra mercoledì 20 e giovedì 21 le commissioni potrebbero essere chiamate a riunirsi di nuovo per concludere le proprie valutazioni sui vicepresidenti e sull’unico commissario ‘rimandato’, l’ungherese Olivér Várhelyi. Perché, allora, cancellare le riunioni per riconvocarle solo 36-48 ore dopo? Come detto, la data spartiacque è il 20 novembre. Quel giorno Teresa Ribera, nel ruolo di vicepremier e ministra della Transizione Ecologica, si presenterà di fronte all’Assemblea spagnola per un question time sulla gestione delle inondazioni che hanno travolto Valencia e il Sud del Paese. È in questo contesto che i Popolari spagnoli, pressati da un’ampia fetta dell’imprenditoria nazionale preoccupata per l’eventuale approdo di Ribera al Berlaymont come responsabile dell’Ambiente, proveranno a metterla in difficoltà fino a renderla, a loro parere, impresentabile.
A quel punto, si aprirebbero due possibili scenari. Il primo, con la destra spagnola che riesce nel suo intento riuscendo a far ritirare la candidatura di Ribera, con buona pace dei socialisti spagnoli ed europei. Il secondo, invece, con Ribera che tiene duro, dimostra che non è su di lei che ricadono le responsabilità del disastro climatico che ha provocato centinaia di vittime e, quindi, continua la sua corsa alla Commissione. A quel punto, per non provocare una crisi politica senza precedenti in Ue, sarebbe lo stesso Ppe a richiamare nei ranghi i Popolari spagnoli, togliendo il veto su Ribera e arrivando all’approvazione in blocco della nuova squadra von der Leyen così come è stata presentata dalla leader tedesca. Una nuova conferenza dei capigruppo d’emergenza sarebbe convocabile anche nella serata di giovedì, o al più tardi lunedì o martedì della prossima settimana, poco prima del voto in Plenaria previsto per il 27 novembre. Otto giorni nei quali si deciderà il futuro della prossima legislatura europea, dei suoi commissari e anche di Ursula von der Leyen.