20 Ottobre 2024 16:47
Un sindacato dell’Arma dei Carabinieri ha denunciato che diversi militari sono stati costretti a intervenire nei luoghi delle alluvioni per allontanare i curiosi. Secondo Sim Carabinieri sulle sponde dei fiumi in piena stavano arrivando persone che volevano avvicinarsi solo per scattare un selfie.
Ormai il gioco l’hanno capito tutti. I disastri naturali sono uno dei momenti in cui è più facile capitalizzare un po’ di attenzione sui social network. Lo abbiamo visto con l’uragano Milton, con i creator che sono andati apposta nelle zone più pericolose per strappare mezzo like in più. E ora lo stiamo vedendo con le alluvioni che hanno colpito (di nuovo) l’Emilia-Romagna, tanto che i carabinieri hanno dovuto organizzare servizi dedicati proprio ad allontanare i turisti delle catastrofi.
Lo spiega in una nota Sim Carabinieri, uno dei sindacati interni all’Arma dei Carabinieri. Le parole sono di Antonio Serpi, segretario generale: “È inaccettabile che i nostri colleghi che in Emilia Romagna siano costretti a deviare il loro intervento per allontanare persone che, stupidamente, questa mattina hanno raggiunto gli argini dei torrenti a rischio esondazione per farsi un selfie”.
Secondo il sindacato interventi di questo tipo sarebbero stati registrati a Castelnuovo di Sotto, provincia di Reggio Emilia. In questa ondata di alluvioni è morto anche un ragazzo di 20 anni. Si chiamava Simone Farinelli ed è morto mentre era bloccato in auto, travolto dalla piena. In alcune zone questa è la seconda alluvione in un mese, come hanno raccontato a Fanpage.it i residenti di Pianoro.
Come funzionano i disastri naturali sui social
L’unica riserva che mettiamo sulle informazioni date da Sim Carabinieri è sulla destinazione delle immagini. I curiosi delle tragedie ci sono sempre stati, tanto che in auto non è difficile rimanere incastrati in code che nascono solo per poter vedere per qualche istante gli incidenti stradali della corsia accanto. Magari quelle le foto scattate dai curiosi non erano destinate a nessuna piattaforma. Magari no.
Quello che è più certo è che esiste da tempo un filone di creator che sono disposti a rischiare parecchio per girare qualche contenuto. Lo abbiamo visto nelle prime fasi della pandemia di Covid-19, quando lo youtuber Social Boom, al secolo Francesco Belardi, aveva finto di entrare nella zona rossa di Codogno.
Lo abbiamo visto con l’uragano Milton, quando lo streamer Mike Smalls Jr si è buttato tra le strade di Tampa, in Florida, protetto solo da un ombrello e da un materassino gonfiabile. Ha trasmesso per un’ora sulla piattaforma di streaming Kick. Picco di spettatori: 60.000 nello stesso momento.