7 Novembre 2024 22:43
La mamma di Cristina, tramite l’avvocata Barbara Iannuccelli, non si arrende e chiede ora di seguire la pista del giovane ospite del convento in cui la 21enne fu vista l’ultima volta, Emanuel Boke. Un uomo per anni sospettato di essere coinvolto nella vicenda ma mai indagato e poi diventato irreperibile.
Non si arrende e continua a chiedere indagine e verità la famiglia di Cristina Golinucci, la giovane di 21 anni scomparsa a Cesena 32 anni fa in circostanze mai chiarite. Dopo l'ennesima archiviazione dell’inchiesta per omicidio, la mamma di Cristina, tramite l'avvocata Barbara Iannuccelli, chiede ora di seguire la pista del giovane ospite del convento in cui la giovane fu vista l'ultima volta, Emanuel Boke. Un uomo per anni sospettato di essere coinvolto nella vicenda ma mai indagato e poi diventato irreperibile.
Secondo l'avvocata, l'uomo sarebbe in Francia dove è stato fermato per una violenza sessuale dopo aver scontato una pena per lo stesso reato in Italia. "Lo abbiamo trovato sotto un’altra identità ma con le medesime impronte digitali di Boke" ha spiegato la legale, rivelando che, grazie al consolato generale di Marsiglia, è riuscita a trovare in Francia il sudafricano irreperibile da anni.
“Uscì dal carcere di Forlì l'8 giugno 1998 e il 29 giugno dello stesso anno venne arrestato a Marsiglia uno che aveva le sue stesse impronte digitali e che nella foto segnaletica era identico al nostro. A Marsiglia, venti giorni dopo dalla sua uscita dal carcere di Forlì violentò brutalmente una donna italiana" spiega la famiglia di Cristina Golinucci.
"Chiederemo di riaprire il caso perché abbiamo anche il dna del ragazzo di colore, perché i Ris lo hanno estratto dal cappellino che risultava nei reperti del suo arresto per la violenza delle due ragazze di Cesena, reperti la cui analisi abbiamo chiesto noi e che ha portato all'estrazione del suo Dna" ha spiegato Barbara Iannuccelli.
Lo scopo finale è quello di rintracciarlo e interrogarlo di nuovo almeno come testimone. La strada ipotizzata è quella di inserire il Dna che è stato isolato in Italia nella banca dati francese, "per vedere se oggi ha un'altra identità o è emerso in altri fatti delittuosi". "Nella sentenza di primo grado con cui Boke fu condannato per la violenza sessuale sulle due ragazze di Cesena, una delle ragazze dice che Boke riferiva di comportarsi così perché una ragazza bianca lo aveva lasciato. Quella ragazza bianca era Cristina?", si chiede Iannuccelli.