Si è svolto nella sala teatro della Terza Casa Circondariale di Rebibbia l’incontro finale dei detenuti che hanno partecipato al “MedFilm – festival del cinema mediterraneo” di Roma. Da oltre un mese si sono costituiti gruppi di studenti “ristretti” nei diversi settori del complesso penitenziario (sono ben quattro le distinte Direzioni, ognuna con una propria struttura amministrativa). Sotto la responsabilità di docenti dell’Istituto scolastico “J. von Neumann” di San Basilio, problematica periferia romana, e delle Aree educative e trattamentali carcerarie, in una serie di incontri sono stati visionati i 19 cortometraggi provenienti da diversi paesi che si affacciano sul Mediterraneo e anche oltre.
Nel corso delle riunioni, proiezione dopo proiezione, si è potuto assistere al crescendo di interesse dimostrato dai detenuti inizialmente piuttosto diffidenti verso un tipo di proposta così lontana dal proprio vissuto e diversa rispetto a ciò che viene solitamente proposto dalla maggior parte dei media mainstream.
Infine, nella riunione plenaria della giuria, i gruppi carcerari equivalenti (non ha partecipato la Casa di Reclusione mentre il settore femminile ha inviato una rappresentanza di quattro detenute) hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con le scuole di cinema dei vari Paesi dell’area che circonda il Mediterraneo: una ventina di studentesse e studenti provenienti da Francia, Spagna, Libano, Grecia, l’intera fascia del Maghreb, l’area balcanica ma anche Iran, Russia e Georgia e fin giù in Etiopia e persino un ragazzo che dal lontano Nepal si è trasferito per studiare nel Qatar.
Come già era successo negli anni precedenti, per i nostri studenti detenuti ma anche per noi operatori si è trattato di un’ottima occasione per vivere un’esperienza di confronto e avvicinamento alle tematiche più innovative del cinema, quindi dei temi da esso toccati, con un contatto privilegiato con una rappresentanza così variegata e vivace della società esterna.
Un tema ricorrente in molti dei cortometraggi è quello dei problemi che nascono con gli spostamenti nelle zone di confine: in perfetta aderenza con i fatti di più stringente attualità abbiamo visto quello tra Siria e Turchia, tra Libano e Israele per le popolazioni palestinesi. Ebbene, in giornate come questa molte barriere vengono abbattute o almeno incrinate dal punto di vista culturale, mentale, psicologico ma anche fisico visto che, grazie alla disponibilità di Direzione e Comando di Polizia penitenziaria che hanno fornito le necessarie autorizzazioni, per un giorno gli esterni hanno l’occasione di entrare in contatto diretto con la realtà del tutto particolare del carcere.
Il dibattito tra le varie componenti è stato quanto mai interessante ed è proseguito ben oltre i tempi previsti. Sempre con encomiabile rispetto e correttezza si sono espressi pareri e punti di vista differenti, si sono confrontati tra loro con argomentazioni molto stimolanti e alla fine, dopo varie votazioni, hanno trovato un accordo per l’assegnazione dei premi Methexis (miglior film) e Cervantes (creatività e originalità) e alcune menzioni particolari.
Al di là del risultato, come si suol dire, il viaggio è più importante della meta e in questa occasione si è trattato di un percorso veramente straordinario che lascia ai detenuti partecipanti un’opportunità per acquisire strumenti critici alternativi con i quali relazionarsi alla realtà circostante. In perfetta linea con il dettato costituzionale secondo cui la pena deve tendere alla rieducazione e reinserimento dei condannati.