La burocrazia non ha regole né cuore. E arriva con il suo carico di freddezza, anche dopo una tragedia immane, a ricordare che il dolore viene sempre dopo. Questa volta ha le sembianze di un ticket sanitario all’apparenza non pagato, poco più di 40 euro, per il soccorso di una mamma che a Rigopiano ha perso un figlio giovanissimo, Marco Tanda. La Asl di Pescara ha reclamato il recupero di un piccolo credito per un soccorso classificato come codice bianco, finito in una raccomandata che qualcuno ha spedito all’indirizzo di Roma della mamma del giovane, Elma, 71 anni, che vive a Centocelle con l’altro figlio, Gianluca Tanda. «Siamo rimasti scioccati, quando mamma ha preso la raccomandata le tremava la mano e aveva gli occhi lucidi, ha ripensato a quei momenti», dice Gianluca Tanda, 50, anni, ristoratore romano.
È una sofferenza che non finisce mai per i parenti delle vittime della strage del resort. E che ha riportato la mamma e Gianluca a quel 19 gennaio del 2017 quando erano giunti in Abruzzo, come tanti altri familiari, allertati dalla notizia di una disgrazia a Farindola la notte prima. «Eravamo in un sala, accanto al pronto soccorso di Penne - racconta Gianluca - si parlava di una slavina, non sapevamo nulla di certo sulle sorti di Marco. Eravamo arrivati con tante speranze, ma quando abbiamo visto la miriade di volontari e operatori sanitari abbiamo iniziato a capire la gravità. Poi a mia madre è stato chiesto di riempire un questionario con l’altezza, i segni particolari come tatuaggi e altri dettagli del figlio. Di fronte a quelle richieste si è sentita male, le è mancato il respiro ed è stata subito soccorsa. In quel momento aveva appreso che non era una semplice slavina, ma una vera tragedia».
IL DOLORE
«Ora che, piano piano, stavamo dimenticando quei giorni di attesa e dolore, ci arriva questa lettera in cui si chiede di pagare un intervento sanitario. È come tornare indietro a quei giorni - dice Gianluca - Eravamo tutti al pronto soccorso perché lì ci avevano radunati in attesa di notizie, a Farindola non era possibile salire». Sotto le macerie dell’hotel Rigopiano morirono 29 persone, tra cui Marco Tanda, 25 anni, pilota di aerei, che risiedeva a Castelraimondo, in provincia di Macerata, e la fidanzata Jessica Tinari, 24 anni, abruzzese di Vasto. E proprio ieri ricorreva il compleanno della giovane. Un dolore nel dolore.
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Per mamma Elma, che prima viveva a Castelraimondo e che con il terremoto è sfollata a Roma, è stata una sofferenza atroce ripercorre quei giorni. Ora davanti agli occhi ha un Iban e un prezzo, 40,97 euro, tanto costa la prestazione classificata come codice bianco e che la Asl ha tentato di recuperare con raccomandata arrivata sabato a Roma. C’è scritto anche che va saldata entro trenta giorni. Il direttore generale della Asl di Pescara, Vero Michetelli, si è scusato e ha voluto esprimere vicinanza alla mamma per la perdita del figlio Marco. Nel merito della pratica amministrativa non entra, fa sapere solo che si tratta di un atto dovuto che la Asl non può fermare. «Mi farò carico di pagare io il ticket, a titolo personale», dice Michitelli. Vicenda chiusa.
Quanto alla questione giudiziaria della strage di Rigopiano, il 27 novembre ci sarà l’udienza in Cassazione. «E saremo tutti là fuori, è troppo importante essere presenti», spiega Gianluca Tanda.